Frode erario: operazione Principessa bis, altri sequestri a Cittanova
Un’impresa operante nel settore immobiliare oltre 100 conti correnti sequestrati, 9 soggetti indagati responsabili, a vario titolo, dei reati previsti e puniti dall’art. 12 quinquies comma 1 della legge 356/92, nonché dall’art. 648 ter, per avere intestato fittiziamente dei beni al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e per aver impiegato del denaro di provenienza illecita. È questo l’esito di una complessa frode ai danni dell’erario scoperta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, ed in particolare del Nucleo di Polizia Tributaria, della Compagnia di Palmi e della Tenenza di Taurianova. I soggetti, inoltre, si sono resi anche responsabili dell’impiego di denaro, quantificabile in oltre 3 milioni di euro, di provenienza illecita, derivante dalle truffe in danno della comunità europea.
L’attività investigativa, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Palmi – Giuseppe Creazzo, ha consentito di portare alla luce l’esistenza di un’associazione a delinquere, costituita da un gruppo di imprenditori perlopiù legati da vincoli familiari e fiduciari, che è riuscita nell’arco di tutto il trascorso decennio, reinvestendo, di volta in volta, le somme illecitamente acquisite, quali aiuti pubblici, a realizzare un vero e proprio impero economico. Si tratta di soggetti tutti direttamente o indirettamente riconducibili alla famiglia Giovinazzo, attiva su Cittanova e nella fascia aspromontana tirrenica della provincia di Reggio Calabria.
La vicenda trae origine dal primo sequestro, eseguito nel Giugno del 2011, che ha formalmente tolto dalla disponibilità del gruppo il complesso turistico alberghiero “Uliveto Principessa”. Ma il medesimo gruppo, evidentemente consapevole che dai controlli sarebbe stata avviata un’indagine che avrebbe, con buone probabilità, fatto emergere gli illeciti commessi, si era già adoperata precedentemente per blindare quello che certamente era il bene più importante, ovvero il lussuoso complesso turisticointeramente realizzato con i proventi di attività illecita. Tale operazione è stata realizzata con la costituzione di una nuova società, la SOCIM S.r.l., formalmente impegnata nel settore immobiliare ed estranea al gruppo, ma, come evidenziato dalle ultime indagini, materialmente operante solo ed esclusivamente nella gestione del complesso in virtù di un contratto di locazione antecedente il provvedimento di cui sopra. Inoltre, per cercare di eludere successivi controlli della Guardia di Finanza, operante come noto per competenza territoriale, i sodali avevano costituito questa nuova impresa con sede legale a Roma.
Le Fiamme Gialle, durante le indagini, sono riusciti a risalire a questo legame tra l’associazione a delinquere scovata nella precedente operazione e la nuova società “pulita”,che ha ragion d’essere solo in virtù della locazione del complesso, e con la quale i membri del gruppo sono riusciti ad attribuire fittiziamente la materiale disponibilità del complesso turistico alberghiero, eludendo, di fatto, il sequestro.