Lagonia, Udc: “La questione Medicina finisce in tribunale”
"La vicenda dei corsi di Medicina che La Sapienza di Roma intende organizzare presso l’ASP di Cosenza col beneplacito della Regione Calabria approda adesso nelle aule dei Tribunali. Infatti giovedì 23 agosto si terrà presso il TAR la prima udienza del ricorso che l’Università Magna Graecia di Catanzaro ha giustamente avanzato contro la Regione Calabria relativamente al DPGR n. 77 firmato dal presidente Scopelliti lo scorso 1 giugno". E' quanto sostiene in una nota Fabio Lagonia, dell'Udc di Catanzaro.
"Duole constatare che - scrive ancora lagonia - per l’ennesima volta, le prerogative della nostra città cerchino ragione e salvaguardia non già attraverso i normali canali della politica, bensì attraverso le aule dei Tribunali. E dispiace ancora di più registrare che in queste aule della Giustizia la controparte rispetto alla città di Catanzaro sia una figura ricorrente, cioè il governatore Scopelliti, ciò che obiettivamente lo pone in una condizione imbarazzante. Non solo: la vicenda restituisce disagio e incertezza alla politica regionale, laddove questa crea fratture fra territori e non mostra adeguatezza nell’operare scelte in vista dell’interesse complessivo della collettività calabrese e della razionalizzazione delle risorse.
In precedenza avevamo più volte denunciato la contraddizione dei due decreti firmati da Scopelliti: quello del 1 giugno col quale si pattuisce l’erogazione di corsi di laurea nelle professioni sanitarie presso l’ASP cosentina; e quello del successivo 5 giugno con cui la Regione si impegna affinché "la sede universitaria dei corsi di laurea delle professioni sanitarie è l’Università di Medicina di Catanzaro". Una contraddizione così palese che ha costretto il Rettore dell’Ateneo Magna Graecia, prof. Quattrone, ad adire le vie legali.
Rincresce, infine - conclude Lagonia - puntualizzare che il presidente della giunta regionale – nonostante le varie sollecitazioni affinché “sanasse” la sopracitata contraddizione – non abbia voluto offrire ospitalità al buon senso, con ciò rendendosi responsabile di spiacevoli divisioni e di un ulteriore disagio rappresentato dall’inutile quanto evitabile spreco di risorse pubbliche conseguenti al ricorso giudiziario.