Fiscal Compact. Malacari: l’Italia ha ceduto la propria sovranità alle lobby finanziarie

Crotone Attualità

“Con la ratifica del Fiscal Compact l’Italia ha ceduto la propria sovranità alle lobby finanziarie, ipotecando il nostro futuro, quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. Mentre a Crotone il dibattito politico è tutto incentrato sul “cambio di passo” richiesto da alcuni consiglieri di maggioranza del Comune (che, tradotto dal retorico linguaggio politichese, significa: “rimpasto della giunta”), nel resto del paese ci si interroga sugli effetti del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e la governance nell’unione economica e monetaria, meglio noto come “Fiscal Compact”,che è stato ratificato lo scorso 19 luglio dal Parlamento italiano. - È quanto scrive in un comunicato stampa Vincenzo Malacari, Coordinatore RSU della Provincia di Crotone - Con questo provvedimento, che entrerà in vigore a gennaio dell’anno prossimo a condizione che almeno 12 paesi lo abbiano ratificato (al momento sono dieci), l’Italia si impegna per i prossimi 20 anni a ridurre il proprio debito pubblico ad un ritmo di circa 45 – 50 miliardi all’anno . A questo salasso, va aggiunto anche quanto previsto dal MES, (acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità ): un impegno di “soli “ (si fa per dire) 15 miliardi da versare in 5 anni in una sorta di fondo “paracaduta” per le banche in difficoltà.

A garanzia degli impegni assunti con l’adesione al “Fiscal Compact “sono previste sanzioni assai pesanti, con multe fino al 0,1% del PIL per il paese inadempiente. Sicché uno Stato non può sgarrare e, soprattutto, non può non ridurre il suo debito pubblico. Insomma, per i prossimi 20 anni, saremo sottoposti ad una “cura di cavallo” col rischio, non tanto remoto, di ammazzare il cavallo. Ed è inutile illuderci che tutto tornerà come prima, o meglio di prima. Anzi, mettiamoci in testa di dover soffrire e pure per parecchio tempo. Anche perché quello che abbiamo patito fino ad oggi sembra ben poca cosa rispetto alla portata delle misure che ci attendono in futuro. Solo per dare l’idea della dimensione della scure che ci aspetta, basti pensare che la tanta agognata “Spending Review” si limita a tagliare 25 miliardi in tre anni. Siamo, infatti, solo all’inizio di un processo che porterà allo smantellamento dell’attuale Stato Sociale, all’affermazione di un liberismo spregiudicato e alla cessione della sovranità popolare ( prevista dalla nostra carta costituzionale) in materia di politica economica in favore di un ristretto gruppo di burocrati europei, con a capo la BCE.

Con la ratifica del “Fiscal Compact”, non solo abbiamo iscritto una pesante ipoteca sul nostro futuro, su quello dei nostri figli e, probabilmente, dei nostri nipoti, ma anche negato per sempre qualunque possibilità di intervento dello Stato a sostegno dello sviluppo. Dimentichiamoci dunque di Keynes e delle politiche del New Deal di Roosvelt , d’ora in poi sarà libero mercato, e ciascuno di noi dovrà cavarsela da solo. Stando cosi le cose, una futura maggioranza politica avrà le mani legati e, a meno di un’improvvisa uscita dalla zona dell’Euro, non potrà varare politiche fiscali espansive tese ad incidere sul tessuto economico e sociale. Tutto ciò richiede una seria riflessione da parte di chi ci governa, anche a livello locale, perché, se è vero che in passato abbiamo un po’ abusato delle politiche di “deficit spending”, oggi quello che viene messo in discussione è il livello di democrazia esistente all’interno dell’Europa, nonché i principi fondanti di questa strampalata Unione. Principi che dovrebbero mirare all’equa distribuzione della ricchezza tra i vari stati membri, alla coesione sociale, alla tutela del lavoro, alla protezione dell’ambiente, della salute e dei ceti più deboli e che, invece, hanno aperto la strada ad un neoliberismo senza limiti, dove la democrazia di un popolo è resa subalterna ai mercati.

Oggi più che mai siamo ad un bivio: o decidiamo di affidare le nostre sorti alle lobby finanziarie, che, a botta di “spread”, ci porteranno al tracollo definitivo oppure ci ribelliamo tutti nel tentativo di recuperare la nostra sovranità, anche a costo di attraversare periodi cupi e difficili. E d’altronde una via d’uscita ci sarebbe ed è rappresentata da quell’enorme mole di evasione fiscale che la Corte dei Conti ha quantificato in circa 150 miliardi di euro all’anno, quasi il 15% del PIL. Basterebbe, infatti, recuperare solo 1/3 di questa evasione per adempiere agli obblighi del fiscal compact.

A noi la scelta!”