Estorsione: due arresti a Melito di Porto Salvo
I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 2 appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “Iamonte”, operante nel territorio del comune di Melito di Porto Salvo, responsabili di danneggiamento seguito da incendio e di tentata estorsione aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso. Il provvedimento cautelare, è scaturito al termine di minuziose attività d’indagine condotte dal Nucleo Investigativo a seguito di un grave episodio intimidatorio che nel giugno del 2010 che aveva causato il danneggiamento e l’incendio di un’abitazione di un imprenditore di Melito di Porto Salvo, peraltro vittima, nella circostanza, di atti di natura estorsiva.
Le indagini dei Carabinieri, coordinate per la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, supportate da attività tecniche di intercettazione e dalla collaborazione di testimoni e della vittima stessa, hanno permesso di accertare le pressioni esercitate da Francesco Iamonte e Giovanni Gullì ai danni dell’imprenditore, al fine di sottrargli arbitrariamente un appezzamento di terreno di sua proprietà contiguo all’abitazione. Tali pressioni, d’altronde, sono state esercitate anche ai danni degli operai che stavano costruendo la villa, minacciando inoltre la vittima di non far terminare i lavori con atteggiamento e condotte di natura tipicamente mafiosa. Peraltro proprio Gullì era stato inizialmente incaricato di effettuare i lavori nella villa e questi, a seguito dei primi rifiuti da parte della vittima di cedere a Iamonte a titolo gratuito l’appezzamento di terreno, aveva rinunciato all’incarico. Il rifiuto netto dell’imprenditore di aderire alle richieste, aveva indotto Iamonte e Gullì ad organizzare e commissionare il danneggiamento e l’incendio, che nella circostanza aveva distrutto finestre, balconi, muretti ed impianto elettrico della villetta. L’attività investigativa dei Carabinieri ha permesso di far emergere chiaramente come i reati di danneggiamento, incendio ed estorsione siano stati commessi con l’aggravante di aver agito con condotte e forme di intimidazione di tipo mafioso, infatti, a carico di entrambi è emersa inequivocabile l’aderenza e la contiguità con la cosca Iamonte egemone in quel territorio.
Nel corso delle attività di esecuzione, presso l’abitazione di Iamonte, i militari hanno rinvenuto e posto sotto sequestro un revolver cal. 8 marca Lebel, verosimilmente di tipo Bulldog - con matricola abrasa ed armata e 82 colpi. Al termine delle operazioni, pertanto, Francesco Iamonte è stato tratto in arresto anche per detenzione di arma clandestina (art. 23 L. 18 aprile 1975, n. 110) e tradotto presso la locale Casa circondariale. A Gullì, invece, il provvedimento è stato notificato presso la Casa Circondariale dove si trova ristretto, poiché arrestato sempre dai Carabinieri di Reggio Calabria il 24 febbraio scorso, per associazione di tipo mafioso e tentata estorsione aggravata dall’aver favorito un sodalizio mafioso, nell’ambito dell’inchiesta denominata Affari di Famiglia.