Lettere. Il Riordino delle Province: un’arma di distrazione di massa dal tema del vero spreco

Calabria Politica

Riceviamo e Pubblichiamo.

***

Si usa definire quarto potere, la capacità di alcuni giornalisti di influenzare le opinioni. Ma, leggendo l’articolo di Emanuele Lauria “Viaggi, tablet e giardinaggio alle Province rimborsi a pioggia”, pubblicato in prima pagina su Repubblica del primo ottobre, si ha la sensazione che la definizione più appropriata dovrebbe essere arma di distrazione di massa da un tema principale; che, nel caso specifico, riguarda il vero spreco, ossia quello presente in molte regioni italiane.

Questo suggestivo articolo giornalistico, infatti, espone singoli fatti riferiti a specifici atteggiamenti di sciatteria e malcostume , come se fossero abitudini consolidate di tutte le province italiane. Non solo, nello stesso articolo, vengono attribuite alle province, e solo a loro, l’inclinazione verso certe tipologie di spese riscontrabili, in realtà, in molte amministrazioni, statali, regionali e comunali. Insomma, un vero e proprio attacco contro le province, al chiaro ed evidente scopo di tenere alta l’attenzione sul tema del riordino, distraendo (come si conviene) l’attenzione dal vero tema dello scialo che, purtroppo, annida altrove.

Basta guardare invero agli argomenti trattati dall’articolo, per capire che si tratta di un vero e proprio tentativo di piaggeria verso il governo ad insistere sulla strada avviata col decreto sulla “spending review”.

Attività istituzionale. Il giornalista riporta che per l’attività istituzionale i consiglieri della provincia di Catania (NB è quella del Presidente dell’ UPI Castiglione, che con grande verve si sta prodigando per mandare al macero le piccole province, compresa quella di Crotone) hanno speso 215 mila euro. E, poi, aggiunge, che si tratta di una spesa, che secondo stime di Banca Italia, una famiglia siciliana ci campa per dieci anni. E come dargli torto, soprattutto se si vuole essere ancor più generosi basta aggiungere che con lo stipendio annuo di un presidente di un autorità di vigilanza, la stessa famiglia ci campa per ben venti anni. Ma, non è solo questo il problema. Ciò che appare francamente mistificatorio e inaccettabile è il passaggio con cui il giornalista per dare un’idea di quanto potrebbe essere la spesa complessiva per l’attività istituzionale e/o rappresentanza di tutte le province italiane moltiplica la spesa di 215 mila euro, sostenuta dalla sola provincia di Catania, per 107 che rappresenta il numero delle attuale province. Non è che nella contabilità di Stato le cose funzionino proprie in questi termini. Infatti, a differenza delle Regioni, I gruppi consiliari delle province non hanno alcuna dotazione, se non limitata a poche miglia di euro. In tale contesto, la Provincia Regionale di Catania costituisce un’eccezione, ed è qui la beffa, un’eccezione che la “spending review” ha inteso mantenere in vita. Sarebbe stato alquanto doveroso per il giornalista leggere i bilanci delle altre 106 province prima di fare affermazioni fuorvianti.

Danni erariali . L’articolo si sofferma su casi nei quali alcuni presidenti e/o assessori sono stati condannati dalla Corte dei conti. Come dire, il danno erariale è una peculiarità delle sole province. Sarebbe bastato consultare il repertorio di giurisprudenza della corte dei conti (è on line) per costatare che la responsabilità contabile, oltre ad essere personale ( e non dell’ente), investe una moltitudine di soggetti che operano in svariati settori della pubblica amministrazione statale, regionale, comunale ecc. Non è di certo la regola per le province

Rimborso spese chilometriche. . I rimborsi chilometrici per gli amministratori che risiedono fuori dal capoluogo sono previsti da una legge dello Stato, (ciò a differenze delle Regioni, che li definiscono con proprie leggi). Non sono invenzioni delle singole province, e peraltro spettano anche agli amministratori dei comuni. Bene, si vogliono abbattere questi costi? Allora, basta cancellarli.

Condanne penali. L’articolo riporta l’accusa di peculato di cui deve rispondere il presidente della provincia di Agrigento, che si sarebbe fatto piantare nel giardino di casa decine di palme, comperate però dall’ente. Bene, cosa si vuole dimostrare? Soprattutto, con l’affermazione che “si tratta di una vicenda che la dice lunga su un cero senso di grandeur – e di impunità – che ha caratterizzato l’attività degli amministratori provinciali” ? Forse, che la responsabilità penale che, nel nostro ordinamento, è personale si estende nel caso di specie automaticamente anche agli altri 106 presidenti di province? Se cosi fosse, allora in Italia non ci sarebbe più alcuna istituzione da salvare, Parlamento compreso. Tutti da eliminare, in virtù del principio che le malefatte dei singoli si estendono anche agli altri.

Dirigenti Fiduciari. l’articolo riporta la contestazione della Corte dei conti nei confronti del presidente della provincia di Palermo, che ha speso un milione di euro tra dirigenti esterni e componenti del suo staff.

E forse il caso di ricordare che, l’allora sindaco del comune di Milano, Letizia Moratti, è stata anche essa condannata a risarcire un vistoso danno erariale, per aver tolto anzitempo gli incarichi ad alcuni dirigenti, sostituiti con dirigenti di staff “di fiducia”. Nessuno però ha tratto la conclusione che, per questo, nei comuni si annidino sprechi, tanto da doverne consigliare l’abolizione

Ultima considerazione. Il Sottotitolo dell’articolo riporta con enfasi la seguente frase “Ecco tutti gli scandali negli enti in via di cancellazione”. Bene, anche questa frase, rappresenta una baggianata . Per due ordini di motivi. Primo, il Governo non sta affatto cancellando le province. Intende solo dimezzarle. Secondo, i fatti riportati come casi di malcostume riguardano - pensa un pò - province non intaccate dalla “spending review”.

Vincenzo Malacari, Coordinatore della RSU


Le opinioni espresse in questa pagina non impegnano in alcun modo la nostra testata rispecchiando esclusivamente il pensiero dell’autore a cui viene rimandata ogni responsabilità per quanto in essa contenuto.