Vibo: protesta degli ex lavoratori del call center Soft4Web
Si è svolta stamane davanti la Prefettura di Vibo Valentia e poi davanti la sede Provinciale dell’INPS di Vibo Valentia, la protesta degli ex lavoratori della SOFT4WEB, call-center che aveva rappresentato la prospettiva di lavoro per circa 250 vibonesi e che poi ha chiuso i battenti dopo aver ricevuto ingenti contributi pubblici con fondi regionali. La mobilitazione era sostenuta dai Segretari Provinciali della UIL, Luciano Prestia, e della CISL, Sergio Pititto.
Gli ex dipendenti, - informa una nota del Segretario Provinciale della Uil di Vibo Valentia, Luciano Prestia - avendo terminato il periodo coperto dall’indennità di disoccupazione, dovrebbero percepire fino ad Ottobre 2013 il sussidio di Mobilità in Deroga, mentre alcuni tra questi avrebbero dovuto percepirla già dallo scorso gennaio e, quindi, si trovano in particolare condizione di disagio. Situazione analoga ai loro colleghi di società gemelle del Gruppo Phonemedia che operavano a Catanzaro e che impiegavano circa 2300 persone. La Regione Calabria, proprio in considerazione dell’alto numero dei lavoratori e del fatto che il Gruppo di cui facevano parte aveva sedi sparse su tutto il territorio nazionale, aveva richiesto che la questione fosse affrontata ad un apposito Tavolo Ministeriale che garantisse un’adeguata copertura finanziaria.
Il Ministero, a seguito delle note di sollecito sempre più pressanti, ha risposto solo il 16 Ottobre e nel peggiore dei modi, cioè rifiutando addirittura la convocazione del Tavolo che avrebbe dovuto affrontare il dramma che questi lavoratori stanno vivendo, dimostrando chiaramente la chiusura totale e preconcetta ad una qualunque forma di attenzione della problematica. Infatti, con una scarna nota scritta in linguaggio puramente burocratico da parte di un dirigente, si rileva che “il monitoraggio effettuato in ordine alle risorse relative agli ammortizzatori sociali in deroga ha evidenziato che tali risorse sono in via di esaurimento” e pertanto “non risulta possibile procedere alla convocazione della parti per la sottoscrizione di accordi finalizzati alla concessione del trattamento di mobilità in deroga”.
Prestia e Pititto, assieme ai quasi 200 lavoratori presenti alla manifestazione, hanno quindi chiesto un incontro al Prefetto per rappresentargli compiutamente la questione e perché si attivi affinché giunga voce al Governo dell’angoscia di questi vibonesi. “Questa comunicazione – ha riferito Prestia - è stata fermamente respinta dai lavoratori dei call center sia di Vibo che di Catanzaro, poiché non si capisce come mai il Ministero, senza avere contezza delle reali esigenze finanziarie, non voglia impegnare le risorse a disposizione, ancorché limitate. Tale posizione è stata chiaramente interpretata dai lavoratori come un atto di disinteresse totale, rispetto ad altre vertenze, proprio derivante dal fatto che gli operatori di call-center sono da sempre considerati lavoratori di serie B”. I sindacalisti hanno anche stigmatizzato al rappresentante del Governo il fatto che questi lavoratori, impegnati nelle politiche attive presso il Tribunale, i Comuni e altri Enti, vengono utilizzati in tutte le attività interne o di servizio ai cittadini ed ora si chiede loro di farlo senza nemmeno avere la certezza di un minimo sussidio.
Il Prefetto, Michele Di Bari, che già conosceva la questione di Soft4Web e degli altri call-center, ha approfondito le varie situazioni di questi lavoratori valutando di dover egli stesso impegnare la Presidenza del Consiglio chiedendo maggiore attenzione all’entità sociale della vertenza che, ove non trovasse soluzione, rischia di avere risvolti imprevedibili. La protesta si è poi spostata presso la Sede Provinciale dell’INPS dove Prestia e Pititto hanno incontrato il Direttore, Dr. Scortecci, che dal canto suo ha impegnato i vertici regionali e nazionali dell’Istituto chiedendo loro di intervenire affinché la problematica calabrese sia tenuta nella giusta considerazione. Tutti gli ex dipendenti della Soft4web sono determinati e pronti, se questo passo dovesse non bastare, ad alzare i livelli della protesta per ottenere i propri diritti.