Caritas Calabria: convertirsi e riscoprire la fede con segni concreti
“Carità e nuova evangelizzazione”, la tematica centrale della seconda giornata del convegno regionale delle Caritas diocesane che si sta svolgendo a Falerna, presso l’hotel Eurolido, dal tema “Le Caritas in Calabria: dentro le sfide delle crisi e delle povertà", Domani, 11 novembre, giornata conclusiva. Oltre settanta i partecipanti tra rappresentanti e delegati Caritas delle dodici diocesi calabrese. A presiedere sulla tematica odierna S.E. Mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano.
Attorno alla tavola rotonda S. E. Mons. Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia Terme e delegato CEC Carità; Pierluigi Dovis, delegato regionale del Piemonte e direttore Caritas diocesana di Torino, che ha relazionato sul “Discernimento e proposte di impegno per una Chiesa che educa nella carità”; Vincenzo Alampi, diacono e Carmela Zavettieri su “La Caritas e il progetto educativo in Calabria: dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo”. Carità ed evangelizzazione. “E’la fede che ci porta ad una carità operosa nell’incontro con Dio. Dobbiamo portare agli altri l’amore di Dio con segni concreti, con le opere, affinchè i fratelli si convertano a Dio e scoprano che la fede è bella perché Dio ci ama”.
Sono le parole di S.E. Mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza-Bisignano. “La presenza delle Caritas dislocate nelle dodici diocesi in Calabria e poi nelle parrocchie non sempre funzionano però è importante che i cristiani siano le sentinelle del mattino contro una presenza che non solo ha rovinato e sta rovinando la Calabria, ma religiosamente sono un inganno per loro e qualche volta per una chiesa che, soprattutto nel passato, non è stata sempre attenta a questa presenza devastante delle organizzazioni mafiose nelle le feste religiose. I mafiosi non hanno ricchezza di valori vissuti. Abbiamo l’obbligo verso questi uomini di aprire con le chiavi della carità il loro cuore, che tra i poveri nonostante le loro ricchezze materiali, è la gente più povera del mondo”. Discernimento e proposte. “Il problema oggi non è un problema sociale o economico ma è l’era del vuoto.
Il vuoto è il tempo della crisi economica, culturale, politica e religiosa. Nella realtà odierna non c’è più la carità ma ci sono tante carità, ma i cristiani sono chiamati a testimoniare la carità di Dio. Nella Chiesa c’è un senso di desertificazione, ma non di vuoto. Stiamo vivendo la monotonia di tanta sabbia, le dune che occultano la vista dal futuro; nella Chiesa stiamo sperimentando il senso della sterilità”. A dirlo è Pierluigi Dovis, delegato regionale Caritas Piemonte. “Le nostre comunità pensano con un’arretratezza di cinquant’anni, ogni parrocchia non è un monastero medievale dove la comunità fa tutto. Il futuro sta nella comunione, non solo di teste ma anche di mani.
Il nuovo della carità è instaurare una relazione, la gratuità risiede nella capacità di non pretendere un ritorno sulle opere che si fanno. Il servizio apre alla comunione con il povero. la relazione è promuovente e non schiavizzante”. Per generare cambiamento dice Dovis, “bisogna ripartire dalla condivisione. E’ necessario lavorare affinchè le persone, le comunità e la stessa società si assumano le proprie responsabilità. La fede parte dalla grande capacità di instaurare un atto di Amore. Ma per far ciò ci vuole il coraggio di tagliare i rami secchi che non funzionano più, di abbattere le barriere e uscire dall’autoreferenzialismo esasperato”.
Il direttore della Caritas diocesana di Torino intravede per i prossimi anni una relazione tra il popolo e il singolo e tra il singolo e il popolo, altrimenti si rischia di fare la fine dei “servizi sociali bis”. La grande sfida educativa, dunque, è rendere la fede che si fa opera nella carità esperienza di popolo. Progetto educativo in Calabria. Era l’anno 2007 quando le Caritas della Calabria riunite in un convegno ribadivano che la mafia è “cosa nostra”. Oramai questa organizzazione criminale è entrata nella nostra terra come un cancro che produce metastasi in tutto il corpo, occorre quindi prendere coscienza e cominciare a pensare percorsi di vita che indichino qual è la strada del bene.
In questi anni la Chiesa calabrese non ha mai smesso di farsi sentire richiamando alla pressante necessità di comportamenti di vita cristiana che siano coerenti e attraverso una molteplicità di documenti ha indicato anche le strade che i cattolici calabresi sono chiamati a percorrere. A riprendere il cammino iniziato nel 2007, per far crescere l’area della legalità ed una forte solidarietà attorno ad essa, il progetto pastorale della Caritas Calabria “Costruire speranza”. Un progetto contro la mafia che coinvolge tutti, la popolazione, il territorio, le istituzioni, le scuole e le associazioni.
”L’handicap di noi calabresi – sostengono il diacono Vincenzo Alampi e Carmela Zavettieri, è quello di non amare abbastanza la nostra terra, anzi la consideriamo causa delle nostre difficoltà. il nostro obbiettivo deve essere quello di amare la nostra terra come una sposa e farla diventare bella come un giardino, attraverso il bene comune”. La seconda giornata del convegno regionale delle Caritas diocesane calabresi prevede nel pomeriggio, ore 15.30, per il settore Promozione Umana la relazione di don Giacomo Panizza, co-direttore Caritas Lamezia Terme, dal tema “Tre passi avanti. Quale servizio offrire alla Chiese di Calabria?”
Per il settore Promozione Caritas, l’intervento di Vincenzo Alampi incentrato su “Educare nella carità alla giustizia”, in collaborazione con l’Ufficio catechistico Regionale. Per il settore Mondialità, la relazione di don Giuseppe Noce “Quale apertura al mondo nelle nostre comunità?” in collaborazione con l’Ufficio Missionario e la fondazione Migrantes.