Falerna, Caritas: prima giornata su “Educare alla fede servendo carità”

Catanzaro Attualità

“Educare alla fede servendo carità”, filo conduttore dell’intervento di don Francesco Soddu, Direttore Caritas Italiana, e della prima giornata del convegno regionale delle Caritas diocesane che si sta svolgendo a Falerna, presso l’hotel Eurolido. La tre giorni dal tema “Le Caritas in Calabria: dentro le sfide delle crisi e delle povertà", proseguirà fino a domenica 11 novembre 2012. Settanta i rappresentanti e i delegati Caritas di ogni diocesi calabrese (ad accezione di Rossano) partecipanti al convegno annuale. Hanno preso parte alla tavola rotonda S.E. Mons. Vittorio Mondello, presidente Conferenza Episcopale Calabra e arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, S.E. Mons. Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia terme, don Francesco Soddu, direttore Caritas Italiana, Suor Carolina Iavazzo e don Antonino Pangallo, delegato regionale Caritas.

Anche la Conferenza Episcopale Calabra segue con attenzione quanto viene realizzato o suggerito dalla Caritas regionale, convinta che “la Caritas deve essere il centro di tale propulsore della vita della Chiesa parrocchiale, diocesana e universale”. A dirlo è S. E. Mons. Mondello, Presidente CEC. “L’anno della fede deve essere un anno che ci porti a ben comprendere e vivere meglio il comandamento dell’Amore. Fede e Amore vanno intimamente unite. Una fede che non è vissuta con amore e donazione agli altri non è autentica; una carità che si limita ad essere solo buon umanesimo, amare gli altri non per amore di Dio non è carità cristiana. è necessario che in questo anno della fede dobbiamo interrogarci sulla nostra fede e convertirci. Questa conversione deve comportare necessariamente un impegno nuovo nei rapporti con gli altri di carità , di amore e di servizio agli ultimi”.

Un appuntamento questo di Falerna che segue i passi del servizio della Caritas Italiana a quarant’anni della sua nascita. “Siamo chiamati a verificare il nostro cammino facendo costante riferimento a quanto la sapienza dello Spirito ha prodotto nell’onda della storia di questi ultimi cinquant’anni: il Concilio Vaticano II, l’anno della fede, il decennio pastorale della Chiesa italiana, all’interno di questo solco, il bel seme della Caritas, piantato all’alba e colto come uno dei primi frutti di quella primavera”. Sono le parole del direttore Caritas Italiana. “A quarant’anni, dall’intuizione di Paolo VI, resta viva la novità dell’organismo pastorale Caritas, ovvero promuovere la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale”. Oggi, al centro delle Caritas diocesane il servizio diretto, la conoscenza reale e personale con i poveri. E proprio la fedeltà ai poveri e le opere come segno caratterizzano la qualità, la gratuità e l’innovatività delle Caritas.

La Caritas da quarant’anni è maestra di umanità. Ma per quel che riguarda le prospettive future, don Francesco Soddu, sottolinea che è necessario tornare ad abitare parrocchie e territori, “là sono i destinatari privilegiati dell’agire dell’organismo pastorale: comunità e poveri. E’ importante che in tutte le parrocchie ci sia un animatore della testimonianza comunitaria della carità”.Tra le altre prospettive emerse dal convegno regionale di Falerna: individuare, assumere e far emergere i bisogni nascosti e privi di risposta, sugli ambiti advocacy e lobbying favorendo la crescita delle varie realtà locali, non solo nel mondo ecclesiale, ma anche della comunità civile. Costruire comunità consapevoli e accoglienti cui passare testimone. Creare nella capacità di valorizzare, promuovere e rendere protagoniste attraverso il lavoro condiviso le realtà locali, agendo il “ministero della soglia”.

Alle Caritas dentro la Chiesa dice don Soddu “è chiesto di saper guardare fuori, e aiutare le comunità a conoscere e intercettare ciò che sta fuori. Quelle che le caritas fanno, ed è moltissimo, non è mai fine a sé stesso. E ad oggi la Caritas è impegnata su diversi fronti, tra questi il terremoto nel Pollino e in Guatemala”.

Ai partecipanti del convegno regionale non sfugge la situazione di grave emergenza sociale in cui versa la Calabria: il dramma della disoccupazione, la criminalità, la crescente emigrazione di giovani. “Le Caritas calabresi – sottolinea S. E. Mons. Cantafora - presenti in modo capillare sul territorio regionale si vedono impegnate nel ruolo profetico di sentinelle con un cuore come quello del samaritano che sa vedere ed attirare l’attenzione di istituzioni e comunità. L’impegno della Caritas a livello regionale e diocesano è forte, ma è vicina soprattutto ai terremotati della regione.

A questo deve essere aggiunto il lavoro di accoglienza verso i flussi migratori che stanno raggiungendo le coste calabresi e l’impegno alla diffusione e crescita di una mentalità civica e improntata alla legalità. L’unico criterio valido è l’universalità dell’amore. Anche dalla Caritas la terra di Calabria attende una parola decisiva e una testimonianza profetica sulle crisi e le povertà che l’attraversano, convinti che, come affermava Paolo VI, la carità resta sempre per la Chiesa il banco di prova della sua credibilità e della sua incidenza”.