Crisi: Istat, cresce gap nord-sud; Sicilia e Campania “maglia nera”
Si allarga il divario tra Nord e Sud. È il Nord-est l'area che segna nel 2011 il risultato più positivo in termini di variazione del Pil in volume (+1,1%), seguito da Nord-ovest (+0,6%) e Centro (+0,2%). Invece l'unica ripartizione che ha subito una diminuzione del Pil rispetto all'anno precedente è il Mezzogiorno (-0,3%); particolarmente negativi sono i risultati di Molise (-1,9%), Sicilia (-1,3%) e Campania (-0,8%). Lo rileva l'Istat nel suo Report sui conti economici regionali.
A causa degli effetti della crisi economica, tra 2007 e 2011 il Pil in volume è diminuito in tutte le aree del Paese. Per il Centro-Nord, la riduzione media annua è stata di circa l'1%, mentre più marcata appare la contrazione nel Mezzogiorno (-1,7%), dove i risultati peggiori riguardano Molise (-3,0%) e Campania (-2,2%). Nel Nord è il Piemonte ad avere la performance più negativa (-1,5%). Solo nella provincia autonoma di Bolzano/Bozen il Pil in volume si è riportato nel 2011 su livelli pre-crisi (2007), mentre nel resto del Paese il recupero è stato solo parziale: per il Nord il livello del 2011 è analogo a quello del 2005, per il Centro a quello del 2004 e per il Mezzogiorno è sceso a quello del 2000.
Nel 2011 il valore più elevato del Pil per abitante si registra nel Nord-ovest, con 31.452 euro; seguono Nord-est, con 30.847 euro, e Centro con 28.240 euro. Il Pil per abitante nel Mezzogiorno, pari a 17.689 euro, è più basso di quello del Nord-ovest del 43,8% e inferiore alla media nazionale del 32,0%. La graduatoria delle regioni per il 2011 vede al primo posto la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con un Pil per abitante di oltre 36.600 euro, e all'ultimo la Campania, con poco più di 16.600 euro.
Nel 2011, prosegue l'Istat, il Pil in volume è aumentato a livello nazionale dello 0,4%, con un netto rallentamento della crescita rispetto al 2010 (+1,8%). Nel Nord-ovest la frenata è stata particolarmente brusca: il tasso di crescita del Pil è sceso dal 3,8% nel 2010 allo 0,6% nel 2011 (Figura 2). Il Nord-est risulta nel 2011 l'area più dinamica del Paese, con un incremento del Pil dell'1,1% (+1,9% nel 2010), mentre il Centro registra una crescita molto debole (+0,2%). Nelle regioni del Mezzogiorno, che già nel 2010 non avevano beneficiato del recupero registrato nel resto del Paese (il Pil era diminuito dello 0,1%) vi è stato un ulteriore calo dello 0,3%.
Questi risultati sono principalmente imputabili al marcato rallentamento della dinamica, o alla contrazione, del valore aggiunto industriale, che aveva trainato la ripresa del 2010. In particolare, Centro e Mezzogiorno hanno fortemente risentito degli effetti della riduzione delle attività industriali (rispettivamente -3,6% e -1,5%), mentre nel Nord-ovest e Nord-est la variazione è stata comunque positiva (entrambe +1,7%). Al Nord, nel 2011 le migliori performance del Pil in volume si riscontrano in Emilia Romagna (+1,6%), Valle d'Aosta/Vallèe d'Aoste (+1,5%) e Piemonte (+0,9%). Al Centro, la Toscana segna il maggiore incremento (+0,7%), mentre il Lazio subisce una contrazione dello 0,3%. Nel Mezzogiorno, il risultato migliore è quello della Basilicata (+2,1% nel 2011), mentre ampie contrazioni caratterizzano Molise (-1,9%) e Sicilia (-1,3%).
Il rallentamento dell'attività produttiva si è accompagnato nel 2011 a una dinamica molto debole dei consumi finali delle famiglie, cresciuti a livello nazionale dello 0,2% in volume. La spesa per consumi è stata lievemente più vivace nelle regioni del Nord-ovest, con un incremento dello 0,6%, mentre ha segnato il passo nel Mezzogiorno (-0,1%). L'occupazione, che nel complesso del Paese nel 2011 è risultata sostanzialmente stabile, ha registrato andamenti eterogenei tra le diverse aree. Al Nord, dopo due anni di contrazione, le unità di lavoro sono cresciute, con un incremento dello 0,9% nel Nord-est e dello 0,4% nel Nord-ovest. Al contrario le regioni del Centro hanno subito un ridimensionamento dell'occupazione (-0,5%) per il quarto anno consecutivo. Analoga situazione riguarda il Mezzogiorno, dove le unità di lavoro sono diminuite dello 0,4%.
I redditi da lavoro dipendente a prezzi correnti per unità di lavoro - spiega l'Istat - registrano nel 2011 una crescita pari all'1,2% per l'Italia, con variazioni poco differenziate a livello territoriale: gli incrementi risultano lievemente superiori alla media nelle ripartizioni del Nord (+1,4% nel Nord-ovest e +1,3% nel Nord-est) e di poco inferiori in quelle del Centro e Mezzogiorno (rispettivamente +1,0% e +1,1%).