Morano, O scarfalietto nella stagione di TeatroMusica all’Auditorium
Continua la XII stagione di TeatroMusica all’Auditorium comunale di Morano Calabro. Il nuovo appuntamento, previsto per domenica 3 febbraio alle 18,30, vedrà protagonisti i padroni di casa de L’Allegra Ribalta che porteranno in scena un’opera intramontabile di Eduardo Scarpetta: “‘O Scarfalietto”, per la regia di Casimiro Gatto.
Scritta nel 1881, ispirata all’opera francese “La Boulé” di Meilhac e Halévy, “’O Scarfalietto”, va annoverata fra le commedie più belle del grande autore napoletano, un vortice inarrestabile di comicità che risucchia il pubblico in una spirale di trovate. È proprio con questa commedia che comincia il vero successo di Scarpetta e con essa s’inaugura un nuovo corso nella drammaturgia del teatro napoletano che si veste di una nuova comicità di derivazione francese ma di ambientazione fisica e psicologica del tutto napoletana. Il personaggio centrale è don Felice Sciosciammocca, la maschera inventata da Scarpetta che sostituì Pulcinella. Maschera tra le maschere con il suo bastoncino di canna, le scarpe lunghissime, il mezzo tubo e il fracchettino che anticipò Charlot, Felice Sciosciammocca risponde al disegno dell’autore di avvalorare le esigenze della sua variopinta fantasia con il controllo del quotidiano, esprime in sé i caratteri fondamentali della commedia napoletana, i quali ricorrono senza alcun dubbio nell’arte di Eduardo De Filippo. I protagonisti de “’O scarfalietto” sono Amalia e Felice, freschi sposi, che litigano per qualsiasi banalità. Stavolta è la rottura di uno scaldino nel letto nuziale a provocare il finimondo, con convocazione di avvocati e richieste di separazione. Alle liti violente dei due sposi assiste Gaetano Papocchia, buffo carattere di anziano pretendente che capita in casa della coppia per affittare un “quartino” destinato alla soubrette Emma Carcioff, per cui da tempo spasima. Da questa crisi matrimoniale scaturiscono una serie di situazioni esilaranti, comiche, al limite del grottesco fino al delirio finale all’interno del tribunale, alla brillante esplosione dei meccanismi drammaturgici scarpettiani. L’impostazione classica prevede tre atti: nel primo s’intreccia la diatriba dei coniugi Sciosciammocca con un matrimonio in avanzato stato di crisi; nel secondo la follia trova spazio nel teatro dove una soubrette prova uno spettacolo; nell’ultimo, tutti in tribunale a tirare le somme di una folle corsa verso la separazione coniugale e la perdita di qualsivoglia razionalità residua, a beneficio di una liberatoria sregolatezza.