Il giornalista calabrese Ricucci ritorna libero dopo il sequestro in Siria

Cosenza Cronaca Antonio Le Fosse

Il collega Amedeo Ricucci, dopo diversi giorni di prigionia, è ritornato libero dopo il sequestro avvenuto in Siria lo scorso 4 aprile. A darne notizia è il Ministro degli Esteri. Ricucci, nato a Cetraro, in provincia di Cosenza 55 anni fa, in Rai dal 1993 e inviato speciale del programma "La storia siamo noi." Era a capo di una troupe della quale facevano parte anche il fotografo Elio Colavolpe, il documentarista Andrea Vignali e la reporter freelance Susan Dabbous, impegnati in Siria da giorni a un reportage sperimentale dal titolo: "Silenzio, si muore."

Il cronista di origine calabrese vive a Roma da anni, ma a Cetraro abitano ancora la madre e la sorella, Rossella, che è sposata con il presidente del Consiglio comunale Luigi Mari. Un'altra sorella e un fratello di Ricucci vivono fuori dalla Calabria. "Stiamo bene, stiamo tutti bene – ha dichiarato Ricucci – subito dopo la liberazione. Ci hanno trattato bene e non ci hanno torto nemmeno un capello. Eravamo in mano a un gruppo islamista armato che non fa parte dell’Esercito libero siriano".

"E' stato un malinteso – sottolinea Ricucci – anche perché all’inizio ci hanno presi per spie e volevano controllare quello che avevamo girato. Temevano che avessimo filmato la loro base logistica, ma ci hanno messo un sacco di tempo. In Siria – ha poi concluso lo stesso Ricucci – è in corso una guerra civile e di spie sia da una parte che dall’altra."

Sospiro di sollievo nell’intera comunità di Cetraro, luogo di origine del collega Ricucci, per la liberazione avvenuta sabato 13 aprile 2013.