Cgil Pollino Sibaritide Tirreno: Regione e Provincia hanno abbandonato il territorio
Nei giorni scorsi si è tenuto a Castrovillari l’esecutivo territoriale della CGIL Camera del lavoro Pollino Sibaritide Tirreno. Nella riunione si sono esaminate le diverse problematiche connesse alla delicata fase economica e politica del Paese, della nostra Regione ed in particolare del nostro territorio, dove si segnala una ripresa vertiginosa dell’emigrazione che non ha precedenti e dove la disoccupazione ha toccato punte allarmanti, a partire da quella giovanile. - È quanto si legge in un comunicato stampa della Cgil Pollino Sibaritide Tirreno - Le famiglie sono in crisi, gli unici ammortizzatori sociali in alcune realtà sono le pensioni, la forbice della povertà è aumentata ed è a rischio la coesione sociale.
Da diverso tempo sosteniamo a tutti i livelli che per uscire dalla crisi occorrono nuove politiche di investimenti pubblici e privati per favorire lo sviluppo e la crescita. Un modo questo per incentivare la ripresa dei consumi , puntando decisamente sul lavoro, la legalità, il welfare, i giovani ed il territorio. La Cgil nazionale e regionale nei mesi scorsi hanno presentato delle proposte per il rilancio dello sviluppo economico e sociale attraverso un nuovo “Piano del lavoro”. Lo stallo politico e istituzionale del Paese, tuttora persistente, non favorisce il processo di ripresa, per questo auspichiamo a breve un Governo che da subito affronti le priorità nell’interesse dei lavoratori, delle famiglie, dei cittadini.
E’ però necessario che le regioni del sud, contestualmente, elaborino delle proposte per uscire dalla crisi, ridefinendo un nuovo modello di riprogrammazione della spesa comunitaria all’interno del nuovo piano di coesione, ma temiamo fortemente l’inadeguatezza del Governo regionale calabrese ad affrontare l’emergenza e soprattutto nel formulare una strategia credibile di uscita dalla crisi e nell’incidere e rinegoziare questioni annose che colpiscono settori come quello dell’istruzione, della sanità, dell’innovazione tecnologica, delle infrastrutture, dell’ambiente e del territorio,i beni comuni. Settori che dovrebbero determinare alcune precondizioni per la crescita sociale e culturale di una regione svantaggiata come la Calabria.
Alla Calabria occorre una nuova stagione che interrompa e tagli ogni forma di cristallizzazione partitica e politica che in questi anni ha prodotto blocchi di potere e che ha mal gestito la cosa pubblica , in alcuni casi filtrata dalla criminalità organizzata e che ha impedito ogni forma di rinnovamento delle classi dirigenti che tuttora avvengono per cooptazione. Occorre una nuova stagione improntata sulla legalità e l’etica della responsabilità nella gestione dei beni comuni. Il Governo regionale, da centro di potere e nominificio, dovrebbe essere da esempio ed iniziare a tagliare i costi della politica ancor prima di tagliare i posti letto nella sanità e chiedere ulteriori sacrifici ai Calabresi, proponendo da subito di ridurre il numero dei Consiglieri a 30 per come prevede la legge e con i decantati risparmi sulla spesa sanitaria, ridurre l’addizionale regionale Irpef, eliminando gli odiosi ticket sanitari ed intervenendo con misure sulla povertà ed il lavoro.
Ma anche il ruolo della Provincia e degli enti pubblici devono ritornare ad essere centri di governo e di concertazione, rifuggendo dalla politica dell’uomo solo al comando. La Provincia di Cosenza, così come la Regione Calabria hanno abbandonato il nostro Comprensorio in emergenza al proprio destino. Si è bloccata volontariamente la concertazione sociale, non si è più costituita da anni la Commissione tripartita, si aprono centri per l’impiego a piacere, il distretto agroalimentare è una scatola vuota, si fanno mega opere pubbliche che saranno eterne incompiute e poi non si rispettano gli accordi di programma sottoscritti (come quello dell’area urbana Corigliano-Rossano) sulle infrastrutture, si blocca la manutenzione stradale mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini, le aree interne cadono a pezzi, assoggettate più che mai al rischio idrogeologico ed al rischio incendi.
La Regione Calabria è assente nella politica della difesa del suolo, ed il commissario all’emergenza, emblematico è il caso del Parco archeologico di Sibari, invece di pensare ad un grande piano di difesa e messa in sicurezza e di manutenzione del territorio, continua a temporeggiare e rinviare questioni che sono vitali per il territorio e l’intera economia calabrese. Su questi temi riscontriamo gravi ritardi delle istituzioni regionali e provinciali, ma anche dell’Ente Parco del Pollino che ha la grave responsabilità di non avere creduto fino in fondo al tavolo ministeriale che con fatica avevamo come sindacato conquistato dopo le vicende del terremoto del Pollino, così come ha gravi responsabilità per quello che sta avvenendo sulla vicenda della centrale Enel del Mercure, con un balzello di imbarazzanti ambiguità che rischiano di disperdere uno dei pochi impianti industriali ecocompatibili del territorio.
La nostra provincia rischia di diventare una polveriera sociale, ci sono migliaia di disoccupati giovani e meno giovani che non trovano lavoro e che hanno ripreso ad emigrare. Gli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione e mobilità in deroga di migliaia di lavoratori sono scaduti, gli Lsu e Lpu aspettano da decenni la stabilizzazione e il governo regionale non ha alcuna idea su come sviluppare per questi lavoratori politiche attive del lavoro. Lo sfruttamento del lavoro irregolare e dei migranti è diventata una questione da affrontare immediatamente, con un grande impegno istituzionale e concertativo.
Per il nostro comprensorio, così come previsto dal Piano Nazionale e regionale del lavoro della Cgil, occorre un piano strategico di uscita dalla crisi puntando su interventi pubblici e privati che rimettano al centro dell’agire, politiche attive del Lavoro e l’occupazione giovanile, rilanciando il ruolo del territorio, delle amministrazioni locali che per legge e necessità dovranno associarsi in unioni dei comuni e definire gli interventi in termini di area vasta. I piani locali per i lavoro non sono sufficienti, sono una goccia in un mare di disperazione. Occorre qualificare e velocizzare la spesa comunitaria e far ripartire i grandi investimenti delle opere pubbliche a partire dai grandi cantieri della viabilità SS 106, SS18, Sa-Rc, ss 534, l’ospedale unico della Sibaritide (utilizzando appieno il sistema intermodale, strade, ferrovie, mare) per rilanciare il turismo e l’agroalimentare, puntare su un piano straordinario di manutenzione del territorio e fare dell’energia ed i rifiuti una risorsa e non un problema.
Il sindacato, la CGIL territoriale è impegnata da sempre, anche attraverso la promozione degli APQ ( accordi di programma quadro) a far sì che tutto il sistema territoriale venga coinvolto in un unico disegno di crescita che abbia il fine di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, puntando su sviluppo e lavoro. Ma per fare ciò occorre recuperare i gravi ritardi accumulati, ridisegnando un quadro unitario di coesione territoriale. Per queste motivazioni, il ruolo delle amministrazioni locali e provinciali, dei Sindaci, delle forze politiche e sociali, delle associazioni imprenditoriali, diventano determinanti in un momento di grande vuoto politico da parte della giunta regionale ma anche di quella provinciale che hanno marginalizzato l’area nord della Calabria.
Per tutto ciò, riteniamo utile rilanciare un piano territoriale del lavoro, che promuova un nuovo e rinnovato quadro di coesione sociale territoriale, per fare uscire dall’isolamento politico e istituzionale e riprogettare le priorità del Pollino, della Sibaritide e del Tirreno.