Rossano, dibattito sul libro “Blocco 52” sulla morte di Luigi Silipo
Riflettere su ciò che la politica è stata, così come stimola a fare il romanzo Blocco 52 dedicato alla morte misteriosa di Luigi Silipo, significa riflettere sulla situazione odierna. (Pandolfi). Certo, i personaggi narrati sono lontani dai nostri valori, ma rivelano il nostro tempo. Il libro ci obbliga a chiederci dov’è finita la società civile oggi (Veltri). La vita politica si faceva nelle sezioni ed era passione. Oggi è solo soddisfacimento di esigenze personali (Caputo). Oggi non c’è più reazione collettiva né idealità. Bisogna ridare valore al voto (Guagliardi). Serve riscoprire passione e memoria di un tempo in cui c’era ancora speranza (Fiorita).
Sono, queste, alcune delle riflessioni e delle divagazioni emerse, tra un calice di rosato o di bianco della Cantina Senatore, nel corso del riuscito riavvio dei caffè filosofici itineranti. Ospitata venerdì 10 nel Bar Lounge & Restaurant Vaimò di Rossano, la 69 agorà di Otto Torri sullo Jonio organizzata in partnership con Comunicazioni Europa di Luigi Cosentino, Montesanto Sas Comunicazione & Lobbying e Librerie Gulliver è stata arricchita da contributi e stimoli diversi. – “Blocco 5, una storia scomparsa, una città perduta”. Si è partiti da qui, dalla presentazione del libro di Lou Palanca (uno pseudonimo), edito da Rubettino e che – ha precisato il giornalista già direttore ANSA Calabria Filippo Veltri – non può essere considerato un giallo, perché alla fine non c’è una soluzione né un colpevole. Sono diverse – per Veltri – le piste da seguire attorno alla morte di Luigi Silipo, sindacalista dei braccianti ed esponente di rilievo del Partico Comunista Italiano ucciso tra i vicoli di Catanzaro il 1 aprile del 1965: quella mafiosa, quella degli agrari, quella personale, quella internazionale. Di certo non fu un omicidio familiare. – In Blocco 52 – ha spiegato il giornalista Damiano Montesanto – il punto di osservazione è un luogo privilegiato, collocato nelle stanze della federazione del PCI dove regnano sospetti e si consumano vendette di potere; siamo nei primi anni del centrosinistra che però non muta sostanzialmente la visione del mondo in questa parte di mezzogiorno, dove il grosso delle battaglie è costituito ancora dalle lotte contadine e bracciantili. E’ proprio su questo versante che – ha proseguito Montesanto – si gioca la partita all’interno del PCI dell’epoca. In questo clima effervescente, ma nello stesso tempo attendista, l’omicidio Silipo sembra rompere quell’equilibrio culturale tra promotori del cambiamento attraverso le lotte contadine, e sostenitori dell’ortodossia ideologica, fedeli e rigidi custodi della linea politica centrale che non poteva ammettere o consentire deviazioni. – Quando una storia funziona – ha detto Nicola Fiorita (coautore del libro e presidente regionale di Slow Food) chiama altre storie e stuzzica chiavi di lettura diverse. Blocco 52 – ha aggiunto – restituisce le passioni di quella persona alle future generazioni. La vita di Silipo – ha chiosato – non meritava di essere dimenticata.
Nel corso del Café Philo, il giornalista Bruno Gemelli, anch’egli occupatosi di questo noir calabrese, ha mostrato per la prima volta una foto inedita in cui compare Luigi Silipo (del quale non circolano immagini salvo quella sulla lapide) ritratto in un comizio dell’epoca. – Animato e ricco come al solito il dibattito che ne è scaturito, sul trapasso dalle ideologie di cui è intrisa l’atmosfera narrata nel romanzo alla politica dei giorni nostri, priva – s’è detto – di passioni. Va radicalmente ripensata – ha detto Fortunato Amarelli di Otto Torri – la visione della politica: per ogni generazione, come accade nelle aziende, andrebbero cambiate le strategie. Va recuperato – ha aggiunto il giornalista e saggista Luigi Pandolfi – il senso critico della politica. Chi come me – ha detto il consigliere regionale Giuseppe Caputo– ha vissuto la politica di 30 anni fa non può che trovare grandi differenze con oggi. Ai giovani stiamo insegnando – ha proseguito il consigliere regionale Damiano Guagliardi – che questa società è monoculturale. C’è solo isolamento.