Salone del libro di Torino, nello stand della Regione presentato il Commento al Pentateuco

Calabria Tempo Libero
Da sinistra: Renzo Gattegna, Mario Caligiuri e Roberto Della Rocca

Fra i numerosi eventi che si sono tenuti negli spazi della Regione Ospite segnaliamo la conferenza su un fondamentale incunabolo – ovvero un hand printed book di fine ’400 – oggi conservato nella Biblioteca Palatina di Parma nel palazzo della Pilotta, ed esposto nello stand regionale della Calabria per questa particolarissima occasione. Si tratta dell’unico esemplare, pressoché integro, che si conservi al mondo del primo libro stampato in ebraico con data certa: il Commento al Pentateuco del noto erudito e talmudista Šelomoh ben Yiṣḥaq, stampato a Reggio Calabria il 18 febbraio 1475 dai torchi dell’israelita Avraham ben Garṭon. L’operazione fu patrocinata – è ormai appurato che gli editori-tipografi necessitavano all’epoca di sovvenzioni e aiuti finanziari – dai ricchi mercanti di seta reggini. Siamo davvero agli albori delle officine tipografiche.

L’autore, detto Rashi, visse probabilmente a cavallo tra l’XI e il XII secolo d.C. e le fonti palesano la sua provenienza dal Nord della Francia (precisamente da Troyes). Il testo, è doveroso ricordarlo, contiene la seconda edizione, dopo quella romana databile tra il 1469 e il 1473, del Commento al Pentateuco di Rashi. Un frammento di sole due carte del medesimo testo è custodito al Jewish Theological Seminary di New York.

La copia del Commento di Rashi presenziò nella preziosissima ed erudita raccolta privata dell’abate piemontese Giovanni Bernardo De Rossi, in seguito acquistata nel 1816 da Maria Luigia d’Austria che la donò all’allora Regia Bibliotheca Parmense ove è tutt’ora conservata. «Il prezioso volume conservato in Palatina, in folio, attualmente di sole 115 carte, è mutilo in principio, con la carta iniziale e la finale integrate dal restauro. La legatura moderna in cuoio recupera il dorso della legatura settecentesca, con titolo, dati editoriali e fregi impressi in oro».

L’esposizione di tale meraviglia, nell’ambito della Mostra sulla tipografia storica in Calabria, si deve alla volontà e all’intenso lavoro del direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese, Gilberto Floriani, che ha permesso così a tutti i visitatori del Salone del Libro di Torino di ammirare per la prima volta, tutti assieme, alcuni dei capolavori della tipografia calabrese, che – lo ricordiamo – disponeva di torchi predisposti anche per le stampe con caratteri differenti da quelli latini e greci. Una testimonianza anche della ricchezza della Calabria a quei tempi.

Il moderatore dell’incontro è stato l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri che ha iniziato ribadendo la forte presenza della cultura ebraica in Calabria e ha asserito che verrà costruito un Centro di studi sulla presenza ebraica nella nostra regione. Ha continuato Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha espresso l’emozione di sentirsi dire “benvenuti” e soprattutto “bentornati” dopo l’espulsione ebraica dalla Calabria nel 1541. È intervenuto, successivamente, Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che si è soffermato sui valori dello scambio e dell’interazione fra le culture. Poi è stata la volta di Amedeo Spagnoletto, rabbino, che ha parlato degli aspetti tecnici dei caratteri e del colophon del Commento di Rashi. Infine è intervenuto Giancarlo Lacerenza, professore di Storia ebraica e medievale all’“Orientale” di Napoli, che ha trattato la presenza ebraica in Calabria dall’Età tardoantica sino al Viceregno spagnolo. Ha poi concluso, con i saluti finali, l’assessore pugliese alla Cultura e al Mediterraneo Silvia Godelli.