Giustizia: Magorno (Pd) tra firmatari a favore del tribunale di Rossano
Ernesto Magorno è tra i firmatari della risoluzione presentata in Commissione Giustizia sulla organizzazione dei tribunali. Nella risoluzione, tra le altra cose, si chiede di non chiudere il tribunale di Rossano. Il Deputato del Pd Ernesto Magorno è tra i firmatari della risoluzione presentata in Commissione Giustizia sul tema della nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, regolata dal decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155.
I firmatari della risoluzione chiedono al Governo di impegnarsi “ad adottare un decreto legislativo in maniera tale da rendere il provvedimento governativo più rispondente ai principi della legge-delega n. 148 del 2011 - ed in particolare con quelli di razionalizzazione del servizio giustizia, di decongestionamento dei grandi tribunali metropolitani, di necessità di tenere conto della specificità del bacino di utenza e della dimensione territoriale, della situazione infrastrutturale e della presenza di criminalità organizzata; nonché ad escludere uno dei tre tribunali sub provinciali nella provincia di Cuneo da individuarsi ad escludere dall'elenco degli uffici di tribunale e di procura della Repubblica soppressi quelli di Rossano Calabro, Pinerolo, Bassano del Grappa, Chiavari, Lucera, Urbino e Tolmezzo, al fine di evitare i più rilevanti rischi di violazione dell'articolo 76 della Costituzione, nell’adozione del decreto legislativo correttivo a verificare la rispondenza tra la presenza rilevante di fenomeni criminali diffusi e organizzati e la presenza di un presidio giudiziario, con particolare riferimento a quella nelle aree di maggiore e più diffusa presenza delle mafie”.
In firmatari chiedono altresì all’esecutivo di impegnarsi a “mantenere i tribunali sub provinciali soppressi, quali sezioni distaccate; a mantenere quelle sole sezioni distaccate, attualmente esistenti, che per carico di lavoro riferito alle sopravvenienze, bacino di utenza, estensione territoriale (in alcuni casi più ampio della sede accorpante), caratteristiche specifiche della collocazione geografica, quale ad esempio l'insularità e le peculiarità delle zone montane o di confine o altre realtà che presentino specifiche criticità, risultano oggettivamente necessarie per ovviare, soprattutto nella prima fase di attuazione, a disagi organizzativi per la popolazione e funzionali per il servizio giustizia; a garantire il mantenimento delle sedi di giudice di pace presso le sezioni distaccate di tribunale che verranno soppresse, al fine di assicurare l'applicazione del principio della giustizia di prossimità, per garantire in concreto l'accesso alla giustizia da parte degli utenti che ne abbiano diritto, ovvero, nel caso in cui ciò non sia possibile, prevedere almeno la presenza di un ufficio del giudice di pace avente sede nel comune della sezione distaccata soppressa, per ciascuna provincia in cui intervenga la soppressione di una o più sezioni distaccate; a porre in essere iniziative dirette a sopprimere il comma 4 dell'articolo 8 del decreto legislativo che pone a carico del comune, in deroga alla normativa vigente, le spese di gestione e manutenzione degli immobili degli uffici giudiziari che rimangono attivi come sezioni distaccate”.
“Questa mozione – ha detto Magorno – va nella direzione che con determinazione ho sempre auspicato, quella di una revisione della geografia giudiziaria che tenga conto delle peculiarità e dei bisogni dei territori. In Calabria , questa esigenza è ancora più stringente, perché la nostra, come ho detto più volte, è una regione dove la giustizia deve essere sempre considerata un investimento e non un costo da tagliare, per assicurare dei presidi costanti di legalità ai cittadini. In questo senso, tra le altre cose, la risoluzione chiede di escludere la chiusura del Tribunale di Rossano; una vicenda per la quale ho assicurato il mio impegno e per la quale mi batterò, come per le altre questioni calabresi, fino in fondo in sede di Commissione giustizia e nel resto dell’attività parlamentare”.