‘Ndrangheta: gli interessi dei Gallace in Brianza

Catanzaro Cronaca

Il sindaco di Badolato (Cz), Vincenzo Nicola Parretta è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta che ha portato stamani all'arresto di 25 persone, a vario titolo collegate con le cosche Gallace-Gallelli, operanti nel soveratese. La Dda di Catanzaro ne aveva chiesto l'arresto, ma il Gip ha ritenuto di non conccederlo.

Parretta è stato rieletto lo scorso mese di maggio alla guida del municipio con una lista civica. Secondo gli inquirenti, il primo cittadino avrebbe avuto il sostegno elettorale del clan ricambiandolo con una gestione del servizio tecnico comunale favorevole agli interessi del gruppo. Il prefetto di Catanzaro, Antonio Repucci, nel corso della conferenza stampa convocata dagli inquirenti, ha annunciato che la situazione del comune di Badolato sarà esaminata dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ai fini di un eventuale accesso antimafia.

Fra le persone arrestate questa mattina c'è anche il noto imprenditore Antonio Ranieri, 60 anni, titolare di un cantiere nautico nel soveratese. Secondo l'accusa, grazie al sostegno delle cosche, Ranieri avrebbe imposto la sua gestione nel porto di Badolato.

LA LUNGA MANO DEL CLAN ARRIVAVA IN BRIANZA

Ci sono anche le dichiarazioni di alcuni collaboratoti di giustizia dietro l'operazione che oggi ha portato all'arresto delle 25 persone nell'ambito dell'inchiesta di polizia e carabinieri sulle cosche del Soveratese. E dalle loro parole emergerebbero le infiltrazioni della potente cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro) anche fuori dalla Calabria.

È Antonino Belnome, ex padrino del locale di Giussano (in provincia di Monza Brianza), a tracciare il profilo del "locale" calabrese e il suo potere in Lombardia. "Un locale è forte - ha detto il collaboratore ai pm di Catanzaro e Reggio Calabria che lo hanno sentito nel carcere di Opera di Milano - se ha le sue radici in Calabria", ed ancora: "Chi non ha questo cordone ombelicale non ha forza, un locale che non ha questo è come se ha una zattera nell'oceano, non siete una nave".

E tutto questo era ed è la cosca Gallace in Calabria e in Lombardia, come ha precisato il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, nel corso di una conferenza stampa. Ed è anche racchiuso in questo meccanismo il segreto della longevità della 'ndrangheta in generale e della cosca Gallace in particolare. Specie nel momento in cui nella stessa cosca catanzarese maturò la scissione con la cosca Novella. Il pentito racconta, infatti, che la "cosca Novella aveva tre quarti della Lombardia", ma "pochi avevano fondamenta in Calabria".

IL GIP: LA LOCALE "MODELLO" ESPORTATO ANCHE ALL'ESTERO

Così i Novella sono spariti dal panorama criminale, di cui i Gallace sono diventati i protagonisti. Al punto che, come scrive il gip Assunta Maiore, questo locale è diventato "una delle cellule basilari della 'ndrangheta, modello di organizzazione esportato anche oltre i confini nazionali".

A confermare la ricostruzione degli inquirenti sul profilo dei Gallace, compresi gli interessi in Lombardia, sono stati anche altri collaboratori. Tra i quali Domenico Todaro, vecchio affiliato del locale di Guardavalle, il figlio e il genero di quest'ultimo: Vincenzo Todaro e Pietro Danieli; Michael Panaija, arrestato per concorso nell'omicidio di Carmelo Novella (capo cosca del clan perdente). Fondamentali anche le dichiarazioni di altri tre collaboratori: Angelo Torcasio, Saverio Cappello e Giuseppe Giampà. Con le dichiarazioni dei collaboratori hanno fatto il paio le intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti e pedinamenti, attività investigative avviate sin dal 2007 dalla squadra mobile di Catanzaro e dal Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri. (Agi)

I NOMI DEGLI ARRESTATI

Sono 25 le persone a cui è stato notificato un provvedimento di custodia cautelare nell'ambito delle indagini sulla cosca di 'ndrangheta dei Gallace, in provincia di Catanzaro. Di queste, 19 sono finite in carcere: Francesco Aloi, 46 anni, di Guardavalle; Alfonso Carioti, 39, di Guardavalle; Antonio Cicino, 55, di Guardavalle; Nicolino Galati, 37, di Guardavalle; Cosimo Damiano Gallace, 23, di Guardavalle; Vincenzo Gallace, 66, di Guardavalle; Agazio Gallelli, 71, di Badolato; Andrea Gallelli, 43, di Bologna; Maurizio Gallelli, 39, di Badolato; Vincenzo Gallelli, 70, di Badolato; Antonio Luciano Papaleo, 47, di Badolato; Domenico Origlia, 52, di Guardavalle; Antonio Saraco, 58, di Badolato; Aldo Tedesco, 60, di Guardavalle; Domenico Tedesco, 36, di Guardavalle; Cosimo Vitale, 27, di Guardavalle; Vincenzo Vitale, 39, di Guardavalle; Angelo Paride Vocaturo, 65, di Montepaone. Agli arresti domiciliari risultano: Pietro Gianfranco Gregorace, 66 anni, di Soverato; Antonio Ranieri, 60, di Soverato; Alfredo Beniamino Ammiragli, 46, di Fragagnano (Taranto); Giuseppe Compagnone, 59, di Arluno (Milano); Nicola Arena Romeo, 63, di Badolato; Vittorio Tucci, 65, di Squillace. A questi si aggiungono altri 21 indagati per i quali non è stata decisa alcuna misura cautelare. (AGI)

17:03 | "Gli indagati sapevano di alcune indagini nei loro confronti, di telefoni intercettati e di possibili arresti. Per questo sono state avviate le indagini per risalire alla fuga di notizie". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro per i 25 arresti ai danni della cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro). Durante l'incontro con la stampa, il prefetto Antonio Reppucci ha detto che "lo Stato è presente, le continue e ripetute operazioni testimoniano questo. Quello di oggi è l'ennesimo colpo che serve a fare capire ai cittadini che lo Stato c'è, anche se siamo in guerra e dobbiamo combatterla tutti insieme". Anche il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo ha sottolineato il risultato dell'inchiesta, sottolineando gli interessi dei clan verso il porto di Badolato. Per il questore Guido Marino "la zona ha vissuto con quattro parassiti mafiosi, e quello di oggi è l'ennesimo assist alla società civile e al riscatto del territorio attraverso la sua vocazione turistica", appallendosi anche al ruolo che devono avere i cittadini. (AGI)