Sette arresti a Lamezia. Gli inquirenti: preparavano attentati

Catanzaro Cronaca

Sette persone sono i destinatari degli ordini di arresto che la polizia del commissariato di Lamezia Terme (Catanzaro) sta eseguendo dalle prime ore di stamani. I soggetti, pregiudicati, sono considerati dagli inquirenti responsabili, a vario titolo, del reato di fabbricazione, detenzione e porto in concorso di due ordigni esplosivi di micidiale potenza che furono sequestrati il 2 aprile e il 28 giugno scorsi mentre venivano trasportati sul luogo dove si presume dovessero essere collocati. Ai sette viene contestata inoltre la coltivazione di una piantagione di canapa indiana sequestrata a luglio.

LE INDAGINI avrebbero permesso di individuare una cellula criminale che per gli investigatori sarebbe stata in grado di costruire congegni esplosivi di elevatissima pericolosità e che dovevano essere utilizzati per un'azione intimidatoria contro un pregiudicato di Lamezia Terme, entrato in contrasto con il capo del gruppo criminale. Per ben due volte gli agenti avrebbero così interrotto - durante le indagini - i propositi criminosi del capo, riuscendo a sequestrare i due ordigni e arrestando le persone che sarebbero state incaricate di collocarli nei pressi dell'abitazione del pregiudicato. Le bombe, composte entrambe da oltre sette chili di esplosivo ad alto potenziale, erano riempite di bulloni in ferro per aumentarne le capacità distruttive. Dalle indagini sarebbero inoltre emerse le responsabilità di alcuni degli indagati sulla coltivazione di una piantagione di oltre 300 piante di canapa indiana sequestrata e distrutta.

Ulteriori dettagli nel corso di una conferenza stampa alle 10 presso il Commissariato di Lamezia Terme a cui parteciperanno Guido Marino, questore di Catanzaro e il Procuratore della Repubblica, Domenico Prestinenzi.

h 13:53 | L'operazione è stata chiamata in codice "Disinnesco". Le bombe, composte entrambe da oltre sette chili di esplosivo ad alto potenziale, erano state anche riempite di bulloni di ferro per aumentarne le capacità distruttive. Gli ordigni furono sequestrati il 2 aprile e il 28 giugno scorso, probabilmente mentre venivano trasportati sul luogo dove dovevano essere collocati.

Le indagini di carattere tecnico, coordinate dalla Procura della Repubblica, avrebbero consentito di appurare che il capo del gruppo criminale, Roberto Greco, 55 anni, aveva intenzione d'eseguire una grave azione intimidatoria nei confronti di un uomo di Lamezia Terme, Agostino Lo Gatto, noto agli inquirenti, sospettato dal gruppo di essere confidente delle forze dell'ordine e per questo doveva essere eliminato, anzi, secondo gli inquirenti, "disintegrato" assieme alla sua abitazione.

Gli arrestati devono anche rispondere della coltivazione di una piantagione di canapa indiana, individuata e sequestrata nel mese di luglio. Ad eseguire i provvedimenti emessi dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Lamezia Terme, Barbara Borelli, su richiesta del sostituto procuratore, Santo Melidona, sono stati gli uomini del commissariato di Polizia. I destinatari del provvedimento sono Pirciu Doru Ionut, 25 anni; Francesco Rocca 30 anni; Angelo Anzalone 35 anni; Roberto Greco, 55 anni; Giovanni Roberto, 40 anni; Cristian Greco 25 anni; Gabriele Simone, 28 anni.

Le indagini della polizia hanno consentito di interrompere per ben due volte il disegno criminale con il sequestro dei due ordigni, definiti dagli artificieri ad altissimo potenziale distruttivo, e l'arresto delle persone che erano state incaricate di collocarli nei pressi dell'abitazione del pregiudicato. I particolari dell' operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenuta nella sede dal commissariato lametino, dal capo della procura di Lamezia, Domenico Prestinenzi, dal Questore di Catanzaro, Guido Marino, e dal dirigente del commissariato, Antonio Borelli.

Gli ordigni, ha detto Borelli, "avevano una potenza micidiale e una capacità di creare danni a cose e persone anche a centinaia di metri di distanza". Un lavoro di equipe, ha sottolineato Borelli, "che ha tolto dalla circolazione persone pericolose per l'intera comunità di Lamezia. Persone capaci di confezionare un nuovo ordigno ugualmente devastante e pericoloso, a distanza di meno di due mesi". Fondamentali nelle indagini le intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno premesso agli agenti della Polizia di Stato di riuscire a seguire tutti gli spostamenti delle persone coinvolte nel progetto di realizzazione degli attentati. (AGI)