‘Ndrangheta: lupara bianca e politica, parla il pentito Taverniti
Concluso stamane dopo quasi tre ore di deposizione dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia il controesame del collaboratore di giustizia, Enzo Taverniti, sentito in videoconferenza nel processo alla 'ndrangheta delle Pre Serre vibonesi al centro dell'operazione "Luce nei boschi". Il pentito, principale teste dell'accusa e protagonista del dibattimento da quattro udienze, ha indicato stamane il movente della scomparsa (23 luglio 1998) di Antonio Maiolo, presunto boss di Acquaro, nel Vibonese, nonché zio del collaboratore.
Vittima della "lupara bianca", il corpo di Maiolo è stato fatto ritrovare nel 2008 agli investigatori proprio dal pentito Taverniti ed il pm Marisa Manzini ha oggi prodotto al Tribunale i verbali con le prime indicazioni del collaboratore in ordine al luogo dove è stato poi ritrovato il cadavere. Secondo Taverniti, ad eliminare Maiolo per ragioni di supremazia mafiosa sarebbero stati Vincenzo Loielo, cognato del collaboratore, ed Antonio D'Amico di Piscopio. Loielo, di Ariola di Gerocarne, è stato a sua volta ucciso il 22 aprile 2002 insieme al fratello Giuseppe, mentre D'Amico è stato eliminato il 2 giugno 2005. Il pentito ha poi spiegato l'ingerenza dei clan nelle elezioni amministrative di Gerocarne degli scorsi anni, con Antonio Altamura, indicato quale boss indiscusso del "locale" di 'ndrangheta di Ariola, che avrebbe appoggiato a sindaco il nipote Michele Altamura, anche quest'ultimo fra gli imputati del processo. (AGI)