Nota esponenti Pd in risposta a 50 giovani democratici
"Dal livore a dai toni usati dai cinquanta giovani dirigenti dei GD che oggi hanno scritto una farneticante lettera a Matteo Renzi, comprendiamo che il cambiamento che sta per travolgere il Pd sta davvero mettendo a rischio quella “nomenclatura” di partito di cui questi ragazzi, forse anche in buona fede, tentano goffamente di essere i volenterosi supporter". E' quanto scrivono esponenti del Pd alla lettera di 50 Gd a Matteo Renzi. "Dalle parole usate, infatti - continua la nota - i veri facinorosi appaiono loro, interpreti di un linguaggio politico da veri e propri hooligans e che per la sua durezza desta stupore nell’essere adottato da giovani esponenti politici. Difficile pensare che si possa avviare un confronto politico ed umano, se il dibattito si carica di così tanto odio nei confronti di una parte, l’area che sostiene le idee di Matteo Renzi, che ha come unica colpa di auspicare e praticare il cambiamento, quello reale di uomini e di idee. Quel cambiamento di cui sono portatori persone eccezionali come Giovanni Manoccio e Leo Franco Rizzuti, che lo attuano concretamente con il lavoro che svolgono nei loro territori, quotidianamente e a contatto con i cittadini. Un impegno che i “mandanti” politici di questi cinquanta ragazzi non conoscono neanche lontanamente, anche quando sono “giovani” solo nella facciata, ma già precocemente invecchiati nelle idee a causa della loro assidua frequentazione delle “stanze dei bottoni” del partito calabrese. La nota dei cinquanta GD infatti, trasuda di quella vecchia politica che ha portato il Pd calabrese alla deriva, praticata da una classe dirigenziale gattopardesca che ha mortificato, dissipato e sbeffeggiato, colpevolmente, per la sua voglia di potere, quello straordinario patrimonio umano e politico costituito dalla passione e dall’impegno dei militanti. Invitiamo questi ragazzi a tornare in loro ed a dissociarsi da chi li vuole usare come “carne da cannone”, a prendere le distanze da quei dirigenti, sempre gli stessi, che hanno affondato il Pd calabrese e adesso cercano, con una riverniciata, di presentarsi come nuovi per vincere una guerra che hanno già perso. Le risibilità, l’assurdità delle accuse contenute nella loro lettera, che saranno ribattute punto per punto, non fermerà di certo quel cambiamento che è inevitabile e che l’8 dicembre spazzerà una volta per tutte quella politica che tanto ha nuociuto ai democratici italiani ed a quelli calabresi in particolari. Vogliamo ripeterlo oggi più che mai “Non si può fermare il vento con le mani”.