Cutro: convegno sulla crisi di Reggio Emilia, grande accoglienza per Enrico Bini
Grande accoglienza per Enrico Bini e un clima festaiolo, tipico della tradizione cutrese, il tanto atteso e rivendicato convegno sulla crisi di Reggio Emilia e il triste rapporto tra cutresi e reggiani che si è svolto venerdì 8 novembre nella sala polifunzionale a Cutro. Un tema delicato e drammatico che andava affrontato diversamente e che sta avendo un epilogo polemico e infruttuoso. Si rischia di andare fuori tema.
A denunciare il relativo insuccesso dell’evento è Antonio Migale portavoce del “Movimento di Solidarietà per le Imprese che Resistono”.Nato da componenti di due associazioni culturali, Calabria e dintorni e Scandale in Emilia , il Movimento ha avviato già da tempo una lotta per evidenziare il grave disagio che vivono i cittadini di Cutro e del crotonese emigrati nella città emiliana. La venuta del presidente della camera di commercio di Reggio Emilia a Cutro è un fatto positivo - evidenzia Antonio Migale - poiché a Reggio lo stesso presidente più volte è stato contestato a causa di un atteggiamento di indifferenza e quasi discriminatorio nei confronti dei lavoratori calabresi, specie quelli del settore edilizio.
Bini viene contestato non perché ha avviato un percorso di lotta contro la criminalità, come lui sostiene, ma per il fatto di non aver fatto mai un distinguo tra chi lavora e chi delinque e ancor più per il fatto che avrebbe potuto dedicare più tempo al ruolo che gli compete attivando strumenti per rilanciare le imprese e il lavoro che forse è anche un modo più efficace per combattere il fenomeno criminoso.
L’idea di far tutto da soli senza coinvolgere i diretti interessati è stata una scelta voluta che dimostra ancora una volta un modo strumentale di affrontare certi temi.
Gli interventi degli addetti ai lavori sono stati approssimativi e vaghi a riprova della complessità del tema - continua Antonio Migale. - Le responsabilità del difficile inserimento dei cutresi in terra emiliana è da ascrivere alle istituzioni reggiane per non avere avviato sin dall’inizio un percorso di interazione con la massiccia presenza di cutresi a Reggio Emilia ma anche alle amministrazioni comunali, provinciali e regionali calabresi che si sono succedute negli anni e che non hanno voluto sentire le grida degli imprenditori di Reggio che da anni attraverso iniziative e comunicati stampa rimarcano uno stato di isolamento che rischia di degenerare e fare aumentare il fenomeno criminoso.
Al convegno doveva essere presente anche Franco Corradini assessore alla sicurezza del comune di Reggio Emilia. La sua assenza potrebbe essere la conferma di voler isolare ancor più questi cittadini”. Questa nota però non ha lo scopo di aprire una sterile polemica ma quella di rilanciare una nostra proposta. Riorganizzare il convegno a Reggio Emilia alla presenza del ministro Graziano Delrio, il capo gruppo del Pd del comune di Reggio Emilia e probabile futuro sindaco, il ministro kyenge anche lei emigrata in terra emiliana, le associazioni di categoria della città di Reggio e della provincia di Crotone e i rappresentanti dei vari comuni della provincia di Crotone oltre quella di Enrico Bini. Da parte di tutti l’impegno ad avviare uno studio sociologico e tracciare un profilo del patrimonio di lavoratori cutresi a Reggio e delle varie figure professionali.
L’impegno di distinguere il problema del lavoro e quello dalla criminalità distintamente. L’obiettivo dovrà essere quello di realizzare un laboratorio, un ponte tra Reggio Emilia e la Calabria per avviare un programma d’innovazioni nei rapporti tra nord e sud del paese. Costruire una nuova comunità per il cambiamento, valorizzando le opportunità offerte da un più giusto, competitivo e finalizzato utilizzo collettivo delle risorse produttive per colmare il divario economico, sociale, educativo, infrastrutturale e tecnologico tra il mezzogiorno ed il resto del paese. Pensare di combattere il fenomeno criminoso solo con la repressione crediamo sia una strada che non porterà a risolvere il complesso fenomeno della criminalità.”