Rapporto Bankitalia, Molinari (M5S): Nessuna buona notizia
“Nessuna buona notizia sul fronte dell’economia nella nostra Regione: Bankitalia fotografa una Calabria che arretra (più che rimanere immobile), che non spende un euro e risparmia fino all’ultimo centesimo, che agonizza nell’immobilismo delle mancate riforme nazionali e nell'inettitudine dell'azione amministrativa regionale. – È quanto afferma Francesco Molinari del Movimento cinque stelle - I dati dicono quello che andiamo affermando da sempre : senza un nuovo modo di concepire la politica non ci potrà essere un rilancio del sistema produttivo.
Regrediscono sia l’industria che il settore edile (-18%), quest’ultimo colpito a morte dalle pubbliche amministrazioni che non solo non bandiscono nuovi lavori - e quando lo fanno, spesso, vanno deserti per i bassi prezzi - quanto non pagano quelli già eseguiti e collaudat: ma, si sa, la fede negli impegni non è il forte della amministrazioni locali calabresi. Sembra persino inutile ribadire che si tratta del dato peggiore d’Italia, con la Regione Calabria che ha saldato solo il 20% dei propri debiti.
Le banche, d'altro canto, non erogano più prestiti né alle famiglie né alle imprese (-1,8%, in ambedue i casi) e quando quest’ultime sono costrette a chiudere le famiglie utilizzano i risparmi per cercare di arrivare a fine mese.
A peggiorare il quadro, l’allarme disoccupazione : l’occupazione registra la perdita di oltre 6 punti percentuali e, rispetto allo stesso periodo del 2012, il tasso di occupazione ha raggiunto la soglia record del 38,5%. Il turismo, nonostante le iniziative, le fiere e le vuote speranze - spacciate per certezze - all'inizio della stagione estiva dal nostro governo locale, ha perso un buon 3% di presenze stagionali.
Solo le attività legate all’agricoltura riescono ormai a sopravvivere - in consonanza alle aspettative dei calabresi - in questo periodo di gravissima crisi : aumenta nel settore l’occupazione (+7%) e si registrano flebili dati positivi anche per quel che riguarda l’export di prodotti di qualità (+20%) come vino, caffè e liquori. Ma quello nell'export è un progresso da non sopravvalutare, data la costitutiva debolezza (l'1% del PIL regionale) del settore che potrebbe e dovrebbe costituire chiave di volta per favorire uno sviluppo stabile della nostra economia.
Sembra quasi che in Calabria siamo riusciti nell'intento di realizzare una decrescita “infelice”.
Coloro che operano nelle istituzioni, immersi nel becero godimento dei loro - e quelli dei loro amici - privilegi non hanno saputo programmare (e avrebbero potuto, dando che l'onda lunga della crisi è da noi arrivata in ritardo) l'assorbimento del duro colpo : era troppo sperare in un cambio di mentalità per ripensare lo sviluppo in una regione che non ha mai avuto una vocazione classicamente industriale.
Le colpe di chi non ha saputo giocare appieno le possibilità (se non per sfruttarle in modo subdolo) del nostro territorio, legate all’agricoltura e alle risorse naturali, predisponendo i progetti per mobilitarle, sono irredimibili.
Servono all'economia calabrese quelle riforme che possano dare respiro alle piccole e medie imprese - il tessuto connettivo della nostra economia - sopravvissute al collasso della domanda : occorre adeguare il gettito fiscale alle possibilità di ripresa e concedere alle famiglie una visione del futuro che non metta in discussione la loro stessa esistenza.
In questo, ancora una volta l'inconsistente classe dirigente calabrese ha fallito ed ancora una volta siamo qui a chiedere la sua ammissione di colpa ed il suo allontanamento.”