Al Festival Internazionale del Cinema di Roma, “Il sud è niente” di Fabio Mollo
Una pellicola che in modo cinico ma realista racconta le contraddizioni vissute da una giovane ragazza in un tessuto sociale difficile e apparentemente stagnante. La descrizione del quartiere dove è nato il regista, il Gebbione, si intreccia con il dramma familiare di Grazia che non rinuncia, in un sud dove niente accade, alla voglia di cambiare e alla speranza in un mondo migliore.
Può un film descrivere la propria città, la terra d’origine come una madre, tenera ma dura, semplice ma incomprensibile, riuscendo a coglierne l’essenza, la magia, i tratti vitali immersi e condizionati da un ‘Sud’ che è ‘Niente’ ? Si è possibile, ci è riuscito Fabio Mollo con il lungometraggio “Il sud è niente”, presentato in anteprima al Festival di Roma nella rassegna Alice nella Città. Un film che è una dichiarazione d’amore verso la propria culla, Reggio Calabria, città natale del regista, che riesce in una pellicola che emoziona e fa riflettere, a raccontare l’anima di una città pervasa da contraddizioni, dura negli aspetti esteriori ma pura e tenera nelle emozioni quasi magiche che trasmette.
Un primo amore mai dimenticato tanto che Mollo lo rielabora nel racconto intimista della vita di Grazia, protagonista femminile del film, adolescente immaginaria della sceneggiatura, nata e cresciuta al Gebbione, lo stesso quartiere in cui è nato il regista. Più che una semplice figura femminile in Grazia si nasconde una vera donna, di quelle tanto dure nell’apparenza esterna da sembrare un maschio, perché costretta dalla rabbia causata da un’ingiustizia subita, a celare tenerezza e sogni. Grazia, che ha perso l’unico fratello Pietro senza sapere il perché, per quanti sforzi faccia per conoscere la verità, trova un muro costante fatto di silenzi e di negazioni che il padre, Vinicio Marchioni, oppone ad ogni sua richiesta.
La giovane figura femminile interpretata da Miriam Karlkvist, alla sua prima esperienza cinematografica, si fonde con quella della nonna materna, Alessandra Costanzo, che consola e sa ascoltare, memoria storica dei drammi e delle gioie di una famiglia distrutta dai soprusi e dalla prepotenza di chi, in una città difficile e controversa, pensa di essere proprietario di tutto, anche delle vite di chi si sottomette per paura. Ma Grazia, a nome di tutta la giovane generazione, non ci sta, e la sua rabbia esplode quando, sprofondata nel mare aperto e avvolta dall’acqua sente di nuovo vibrare all’unisono con il suo, il battito del cuore del fratello perduto.
Un film costruito sulla sensibilità degli sguardi, dei silenzi, delle verità taciute ma fatte intravedere utilizzando spesso angoli di vita vissuta rimasti impressi nella memoria: la scuola, il porto, la spiaggia, il mare. Un’analisi velata ma puntuale del tessuto sociale che caratterizza Reggio Calabria dove nulla sembra mai cambiare, perché il Sud è niente, ma dove tutto può accadere se la spinta ad agire si genera dall’amore per la propria terra. Il film, che sarà nelle sale dal 5 dicembre distribuito da Cinecittà Luce, è frutto di una coproduzione italo francese tra "B24 Film" e “Madakai” in collaborazione con "Rai Cinema” e con i contributi del "Mibac”, oltre al contributo ed il sostegno logistico di Calabria Film Commission.