Spezzano Albanese: la cultura come unico strumento per la conquista della libertà

Cosenza Attualità

La Biblioteca Comunale “A. Nociti” di Spezzano Albanese in collaborazione con la Comunità Regina Pacis e il Liceo Scientifico “V. Bachelet”, ha presentato l’11 novembre scorso, alle ore 11.30 nell’Aula magna dello stesso Liceo, “Il Riscatto”, docu-film della regista Giovanna Taviani. All’iniziativa hanno aderito: le forze dell’ordine del territorio, i ragazzi della Comunità Regina Pacis e gli alunni dalle classi quarte del Liceo, precedentemente preparati alla visione del documentario dalla prof.ssa Anna Scola che ha sottolineato l’importanza di diffondere la cultura come strumento di riscatto e di libertà dalle mafie.

Sono intervenuti la regista, Giovanna Taviani, figlia di Vittorio e nipote di Paolo Taviani, Giuseppe Carrà, Direttore del Carcere di massima sicurezza di Rossano, Marietta Iusi, Dirigente del Liceo Scientifico di Spezzano Albanese, e, infine, Antonella Vecchio, Sub Commissario Prefettizio della comunità di Spezzano.

Ha concluso i lavori: Domenica Milione, Responsabile della Biblioteca di Spezzano Alb. Il dibattito è stato introdotto dal Dirigente Scolastico, Iusi, e dal Sub Commissario Prefettizio, Vecchio, promotori principali dell’iniziativa. Dopo la visione del documentario Giovanna Taviani pone una domanda carica di senso – “Può l’uomo condannato dalla società e dalle sue stesse mani, prigioniero dei suoi delitti, trovare un riscatto attraverso l’arte e la cultura?” - Da anni cinema e teatro si fanno portatori di queste problematiche.

Basti pensare al lavoro svolto da tutte quelle persone che amano profondamente il teatro ed operano nel silenzio e nel dolore delle carceri alla ricerca di un impegno più vero, di una semplicità di sentimenti e di una espressione più sentita e genuina. “Ho incontrato Salvatore Striano, protagonista del documentario, per la prima volta alla proiezione ufficiale di Cesare deve morire, durante il Festival di Berlino” –ha affermato la regista-. “Mio padre e mio zio mi avevano parlato a lungo di Salvatore, il Bruto del film, un talento eccezionale. Mi raccontarono un aneddoto che mi colpì: Striano, durante le riprese, non solo per la prima volta sentiva il peso della cella e di quel soffitto che stava davanti ai suoi occhi per almeno 12 ore al giorno, ma non riusciva ad addormentarsi senza leggere prima Shakespeare. Sognava di vivere quelle storie, tanto vicine alla realtà odierna e cosi ben descritte dal grande drammaturgo inglese e immaginava di essere uno di quei personaggi. Con la speranza di non risvegliarsi nella sua grigia cella”.

“Queste parole, - dice la Taviani, - sono state per me fonte di ispirazione per “Il Riscatto”, con lo scopo di mettere a confronto due mondi diversi: lo squallore della delinquenza che corrisponde anche ad un degrado ambientale contro i paesaggi artistici di San Miniato”. Continua il dibattito in aula e il Direttore Carrà, sottolineando il desiderio di libertà e di istruzione, che molti detenuti avvertono oggi, sottolinea che essi sono figli dell’ignoranza e non della povertà. “Con la cultura, - ribadisce Carrà,- l’uomo è libero di fare le proprie scelte perché è cosciente delle conseguenze e se ne assume le responsabilità”.

Un intervento molto toccante è stato quello di un ospite della comunità Regina Pacis che ha voluto portare la sua testimonianza di sofferenza e dolore, raccontando, con enfasi e momenti di commozione, il suo passato da delinquente e la voglia attuale di ricominciare a vivere in maniera onesta e pulita. Ha concluso i lavori la Responsabile della Biblioteca Comunale, Domenica Milione, che con grande commozione ha ringraziato tutti per l’impegno profuso, la nutrita presenza ed il contributo offerto alla buona riuscita della manifestazione. Conlcudendo con il messaggio affidatole da Salvatore Striano:”Tengo molto ai ragazzi. Hanno ucciso il mio essere ragazzo. Di questo di me ... Ha detto salvatore non permettete a nessuno di rubarvi anni di vita”.

In sala, nonostante la presenza di tanti giovani, non c’è stato bisogno che qualcuno richiamasse all’attenzione gli studenti e al ritorno in aula, io stesso, riflettevo, profondamente scosso, su quanto avevo sentito e visto. Il Procuratore Gratteri va affermando, durante i suoi incontri con le scuole che le mafie non amano la cultura, vogliono vedere le persone col capo chino e il cappello in mano. Ma noi giovani diciamo no a tutto questo, noi crediamo fermamente che la conoscenza e lo studio siano l’unico mezzo per sconfiggere le organizzazioni criminali e possano anche diventare uno strumento di redenzione e di cura per tanti giovani vittime della forza sommersa e delle trappole della delinquenza. Il segreto è non perdere mai la speranza, quella stessa speranza che ha portato Salvatore Striano dal chiuso di una cella a Shakespeare e alla libertà.