Farmacisti: presentata la campagna sull’uso dei farmaci nelle cefalee
Il dolore cronico interessa il 20% della popolazione europea e solo il 30% di questa riceve sollievo dal trattamento farmacologico. La situazione italiana non è migliore dal momento che circa 13 milioni di pazienti (il 21,7% dell’intera popolazione) soffrono di dolore cronico, il 41% dei quali afferma di aver ricevuto un trattamento che, seppur gravando notevolmente sulle già provate casse dello stato, si è rivelato inadeguato ed, in alcuni casi, ha addirittura peggiorato il proprio stato di salute. Tuttavia, qualcosa si sta muovendo nel campo del dolore. Infatti, la legge 38 del marzo 2010 fornisce un contributo importante al già formidabile impegno mostrato dal Ministero della Salute nel combattere il dolore fin dall’inizio del terzo millennio. Tale provvedimento legislativo favorisce l’organizzazione delle reti per la diagnosi e cura, la prescrizione semplificata di farmaci oppiacei, l’accesso alle cure palliative e l’aggiornamento permanente degli operatori sanitari.
All’interno di questo panorama di condizioni dolorose patologiche non ancora completamente decodificate ed adeguatamente trattate si colloca a pieno titolo la cefalea. Questo tema è stato alla base della discussione dell’incontro di oggi presso la sala convegni dell’ordine dei farmacisti di Catanzaro con la partecipazione del Prof. Giacinto Bagetta (Ordinario di Farmacologia dell’Università della Calabria), il Prof. Fabio Antonaci (Centro Cefalee Istituto Neurologico Casimiro Mondino), il Prof. Francesco Bono (Centro Cefalee Università Magna Graecia) ed il Dr. Vincenzo Defilippo (Presidente Federfarma Catanzaro).
La cefalea, patologia in se o sintomo di un quadro più complesso, costituisce nel 50% dei casi un importante motivo per il quale il paziente giunge all’osservazione clinica del medico di medicina generale e dello specialista. Tuttavia, per quanto riguarda i restanti casi, tale condizione patologica riveste una sempre crescente importanza per il farmacista e per altri operatori sanitari investiti oggi del ruolo di continuità assistenziale ai quali sempre più spesso si presenta il paziente cefalalgico che evita di recarsi dal proprio medico.
La terapia del mal di testa cronico, che attualmente consiste nell’utilizzo di farmaci antiflogistici non steroidei unitamente ad uno o più farmaci della famiglia dei triptani o ad oppiacei, subirà un notevole miglioramento in seguito a questa scoperta che potrà rappresentare una soluzione razionale ai fenomeni di resistenza a questi farmaci causati, almeno in parte, da meccanismi farmaco-genetici non del tutto conosciuti.
In parte già oggi questa attività viene svolta dai farmacisti che conoscono i propri pazienti, soprattutto quelli più assidui, quali sono gli anziani. Sanno quali farmaci assumono e possono intervenire per evitare sovrapposizioni dannose. Affidare alla farmacia i pazienti cronici in politerapia del proprio territorio di riferimento, attraverso un meccanismo di “presa in carico”, consentirebbe al farmacista di registrare, meglio su un supporto informatico (quale il fascicolo sanitario elettronico, che dovrà contenere una sezione apposita per i farmaci, chiamata dossier farmaceutico), i medicinali via via assunti, verificare in base ai consumi il rispetto delle terapie, contattare il medico in caso verifichi casi di mancata assunzione o di errore.
Va anche ricordato che la normativa sulla farmacia dei servizi, costituita dalla legge n. 69 del 2009 e dal successivo decreto legislativo n. 153 del 2009, hanno delineato questa attività, prevedendo anche il coinvolgimento della farmacia nell’assistenza domiciliare integrata. Attività questa particolarmente utile nel caso di pazienti affidati a badanti straniere che non conoscono bene l’italiano e possono essere indotte in errore. Il miglioramento dell’aderenza alle terapie, in caso di intervento del farmacista, è dimostrato, come anche il risparmio per il sistema. È evidente che per ottenere questo risultato è necessaria una stretta collaborazione tra medico e farmacista che devono scambiarsi informazioni e operare a stretto contatto per “seguire” il paziente.
È inoltre essenziale che tutti i farmaci del SSN siano erogati dalle farmacie, con l’eccezione di quelli che richiedono particolari cautele in fase di somministrazione e devono essere assunti sotto controllo medico. In questo modo infatti farmacia e medico di medicina generale potranno svolgere al meglio il proprio ruolo di controllo sull’andamento della terapia.