M5S di Crotone sulla sanità pubblica e privata
"Nelle scorse settimane, un importante evento ha catturato l’attenzione dei cittadini crotonesi: l’inaugurazione di un moderno centro sanitario privato che in futuro, leggiamo dai resoconti, sarà attivo nell’ortopedia, nella traumatologia e nelle cure oncologiche". E' quanto scrive il M5S di Crotone.
"Una celebrazione - continua la nota - in grande stile e al cospetto delle più alte autorità locali, la cui presenza di certo non è passata inosservata. Dal Sindaco al Prefetto, al Presidente della provincia di Crotone e fino all’Arcivescovo, chiamati a prender parte a una cerimonia che – ci pare – riguardava un’attività di privati. Un’attività rispetto alla quale le autorità suddette non possiedono alcuna specifica competenza, e che non dovrebbe suscitare un particolare interesse nelle istituzioni.
Forse dovremmo attenderci una visita delle cariche pubbliche (pure una benedizione, per non far mancare nulla) all’apertura di ogni nuova impresa, di un cantiere, una bottega simili. Dato che negli ultimi tempi non succede poi così spesso, consigliamo alle autorità un piccolo ripasso ai principi dell’economia. Magari così si accorgerebbero che un
investimento imprenditoriale non è un dono divino. Non è un atto di coraggio, né di benevolenza verso un territorio, le autorità e i dipendenti verso il quale mostrarsi profondamente riconoscenti: sarà banale, ma è il frutto di un calcolo, basato sulle
aspettative di profitto.
Ad ogni modo, posto che ciascuno può essere invitato e andare dove vuole, vogliamo sottolineare la partecipazione molto intensa e appariscente – proprio a lui sarebbe toccato il “taglio del nastro” della clinica – del Governatore Scopelliti. Non dimentichiamo che è lui il principale garante della tutela della salute dei calabresi, e il primo responsabile politico di ogni performance (anche economica) del servizio sanitario regionale.
Giorni addietro, due esponenti del Pd – Naccari Carlizzi e Oliverio – hanno sottolineato come questa inaugurazione rappresenti una forzatura, una violazione degli obblighi imposti dalla delibera governativa che ha commissariato la sanità calabrese, fra l’altro bloccando ogni nuova procedura di autorizzazione e accreditamento di aziende sanitarie private (obblighi assunti con la Dpgr 4/2010 e ritrattati nello scorso marzo – quando la Dpgr 29/2013 ha concesso una deroga per le nuove autorizzazioni, NON per gli accreditamenti). Con questo nostro intervento, invece, vorremmo evidenziare altre implicazioni della vicenda che ha visto protagonista il governatore, desumibili dalla sua partecipazione e dalle sue parole, riportate dalla stampa.
Sul primo aspetto - continua il M5S - (volendo tacere del coinvolgimento personale di un membro della giunta), ci preme evidenziare come la vicenda segni un inopportuno avvicinamento, per quanto potenziale e avvenuto alla luce del sole, tra finanziatore e finanziato, tra controllore e controllato. Ad oggi la clinica in questione non è autorizzata, né accreditata: superando il primo scoglio la struttura potrebbe erogare soltanto prestazioni a pagamento diretto e integrale del paziente; con l’accreditamento (attualmente bloccato) e l’assegnazione del budget, il costo delle prestazioni erogate dalla clinica ricadrebbe sulle Asp, e quindi sulla regione.
Dunque, se l’accreditamento non arriverà, un certo qualcuno si sarà dimenticato di avvertire i pazienti che dovranno pagarsi le cure private di tasca propria. Se l’accreditamento arriverà (dubbi…?), allora qual è il vantaggio che Asp e regione Calabria possono ricavare da una tanto illustre sponsorizzazione di un’impresa sanitaria privata?
Se le strutture pubbliche sono capienti rispetto alla domanda dei servizi, riteniamo che esse abbiano l’interesse a mantenere i pazienti nei presidi pubblici, almeno per non disperdere gli altissimi costi fissi che comporta il mantenere attive delle strutture sanitarie.
Se i presidi pubblici non sono capienti, si assegni a questa casa di cura privata (e a ogni altra in Calabria) un budget che riflette la sola domanda in eccesso, non un euro in più. In caso contrario, è inutile che si nasconda dietro parole di circostanza la competizione tra sistema pubblico e privato in sanità; la competizione esiste, e gli obiettivi delle parti sono antitetici: risparmiare sulla spesa per gli enti pubblici finanziatori, attrarre domanda e
massimizzare (legittimamente) il profitto per i soggetti privati. E si lasci scegliere al cittadino dove farsi curare: buon per lui se ritrova nel privato un’offerta di qualità, tecnologicamente innovativa, che “ha a cuore” (!) l’accoglienza e l’umanizzazione delle cure. Il problema, nel caso di specie, è che a enfatizzare questi profili competitivi è proprio
il massimo esponente del settore sanitario pubblico locale; colui che è al contempo, ribadiamo, il massimo responsabile politico (come lo erano i suoi predecessori) della scarsa performance della sanità pubblica in Calabria, e del controllo della spesa per l’acquisto di servizi sanitari dai privati.
Ribaltando la prospettiva, e concedendo ai meccanismi concorrenziali il ruolo di guida nella sanità calabrese, quanti laboratori di analisi e case di cura, nella pletorica offerta privata regionale, potrebbero vantare un “posto al sole” sui giornali? Una partecipazione tale di una figura istituzionale non altera la competizione, che per sua natura richiede pari condizioni tra le imprese?
Veniamo ora alle parole del presidente: la struttura in questione – non ce ne voglia il titolare, ma cogliamo quest’occasione per sollevare quanto riteniamo inopportuno – non ha ricevuto denaro regionale. In un territorio dove l’imprenditorialità, buona e cattiva, si nutre di soldi pubblici, è un’ottima notizia. Tuttavia, ci assale un dubbio: esistono imprese sanitarie private che hanno ricevuto fondi pubblici per la loro costituzione? Dal momento
che le Asp e la regione già finanziano buona parte delle attività dei privati, aver sollevato questi ultimi anche dal peso di avviarne la produzione pare cosa oltremodo sconveniente.
In secondo luogo, il governatore afferma che, all’apertura della struttura, i pazienti vi troveranno “eccellenze in campo medico e professionalità adeguate” per l’oncologia.
Al di là del citato effetto promozionale, è immediato pensare che il sistema sanitario pubblico calabrese difetti proprio di “eccellenze in campo medico e professionalità adeguate”. Poca fiducia nelle risorse umane locali, dunque? Ebbene, chi le ha assunte?
E' possibile, poi, che la sanità pubblica calabrese non possa rialzarsi da sola, che le sue difficoltà debbano essere risolte con la sua “colonizzazione” da parte di mitici, e ben pagati, salvatori dall’esterno?
Infine, quanto ai viaggi della speranza, cosa cambia se un paziente si rivolge a un presidio fuori regione, piuttosto che a uno regionale, privato (accreditato)? Di sicuro non cambia il soggetto che si fa carico del costo delle cure: l’unico vantaggio sta nella possibilità di controllare la spesa, purché i budget siano correttamente determinati".