Il Movimento 5 stelle di Reggio sulle eccellenze alimentari
Sicurezza alimentare, esperienze sensoriali, bontà dei prodotti, cultura e orgoglio del territorio sono la stessa strada per consumare meglio e rilanciare l’economia reggina. La grande distribuzione non solo ci ha impoverito, ma ci ha anche tolto il piacere e l’orgoglio dei nostri prodotti”, così Teresa Nicolò, imprenditrice del meetup 162 del movimento cinque stelle, rilancia l’economia del territorio. Con la crisi che erode il potere d'acquisto delle famiglie, sono sempre più numerosi i cittadini che si organizzano per acquistare negli orti.
Nicolò non ci sta e rilancia, “abbiamo straordinarie opportunità; i formaggi di Lume di Pellaro, l’antica tradizione delle carni macellate a Sbarre, i fagioli secchi di Cardeto, i broccoli di Pellaro, le paste fresche come i maccheroni di semola, per non parlare dei condimenti con pomodoro, e salsiccia”.
La bassa richiesta di prodotti del territorio fino ad oggi ha fatto lievitare i prezzi di produzione, ma proprio per una cattiva educazione alimentare e una certa pigrizia di fare la spesa di corsa, “ma oggi, dice Nicolò, “c’è in gioco l’eccellenza del nostro territorio, l’occupazione; nel Villaggio Globale la qualità di vita migliora a macchia di leopardo, lì dove si valorizzano le eccellenze del territorio in sistemi integrati, da qui l’importanza della città metropolitana dello Stretto, noi dobbiamo imporre i nostri marchi e i nostri prodotti”.
In effetti, complice la crisi occupazionale, già si segnala anche una forte ripresa delle tradizioni agricole. Nicolò ci dice, “a Lume di Pellaro, una giovane coppia ha deciso di investire in un allevamento di caprini e sta facendo partire un progetto di caseificazione antica usando il caglio degli stessi caprini e un caglio vegetale ricavato dall’albero di fico dando al prodotto finito un sapore antico e unico cosa impossibile nei prodotti dell’industria”.
Per Teresa Nicolò, “consumare è un’esperienza culturale come mangiare i broccoli di Pellaro e cucinarli nei periodi autunnali, una verdura povera ma ricca di odori e sapori che unita all’aglio e al peperoncino locale, mette in moto la macchina dei ricordi quando la nonna sulla piastra della cucina economica cucinava un piatto povero come la pasta e broccoli con le ossa del maiale”.
“Le nostre eccellenze hanno il colore del nostro sole, dalla carne agli ortaggi, alle paste fresche”, dice Nicolò, “siamo stanchi di andare ai market a comprare merce, spesso senza etichetta, che non sappiamo da dove viene e come viene lavorata, consumare nel territorio significa non consumare frutta o ortaggi, soprattutto pomodori e fagiolini con alte concentrazioni di metalli pesanti (cadmio, cromo, piombo, zinco, nichel e rame) o di pesticidi, come è stato rilevato a Berlino”. Nicolò sostiene, “la Coldiretti denuncia da anni l’arrivo in Europa di prodotti alimentari contraffatti dalla Cina, si tratta di un business da 200 miliardi di euro l’anno. E Greenpeace denuncia che il 52 per cento degli italiani acquista prodotti contraffatti, tra i quali anche prodotti alimentari”.
Per Nicolò “è preoccupante la vendita di prodotti alimentari taroccati all’insaputa del cliente, con frodi che possono mettere a rischio la salute delle persone, nessuna etichetta sui cibi, alimenta la leggenda degli ortaggi di Chernobyl, ma sicuramente non ci aiuta a sapere cosa mangiamo”.
La tradizione come segno della qualità e recupero di identità culturale e di vecchi mestieri. Nicolò indica antiche tradizioni di macelleria, proprio in città “nell’antica macelleria di piazza san Francesco di Sbarre, il mastro taglia ancora la carne al coltello ed è uno spettacolo sentire parlare quest’uomo del suo prodotto e del suo lavoro di vera fatica e arte, nulla da invidiare al taglio della chianina senese o della fassona piemontese, che pure sono razze nazionali”. Sulla qualità dei fagioli secchi, Nicolò sostiene che, “sono eccellenze i fagioli secchi prodotti dai contadini cardetesi durante l‘estate nei campi alle pendici d’Aspromonte, una terra grassa e ricca di minerali consumato verde in estate ed essiccato al sole per l’inverno, di colore macchiato rosso fuoco .
E in tutto questo, dice ancora Nicolò, “non possiamo non rilanciare le nostre paste fresche come i maccheroni di semola fatti con il ferretto, l’arte delle donne di altri tempi senza niente di meccanico solo grembiule e maccaturi e ramo di origano o i nostri condimenti per i primi piatti fatti con le conserve della nostra terra, pezzi grossolani di carne di maiale, polpette e salsiccia, una cottura lunga e lenta che invadeva le vie di tutte le stradine”.