Cgil di Cosenza sulla situazione della Carime
"Ci risiamo. A poco più di un anno dal confronto tra i vertici del gruppo UBI e le Organizzazioni Sindacali che, oltre alla fuoruscita di diverse decine di lavoratori, aveva visto lo spostamento da Cosenza a Bari della struttura della Direzione Generale che si occupa dei crediti agevolati alle piccole e medie imprese, nonché la chiusura e/o il ridimensionamento di diverse agenzie nel territorio calabrese, la partita si riapre nuovamente e per Cosenza rischia di essere ancora una volta - forse l’ultima - particolarmente dolorosa". E' quanto scrive la Cgil.
"Tra le misure che verranno adottate dal punto di vista organizzativo - continua la nota - giustificate dalla necessità di contenere i costi di gestione, c’è l’accentramento su Bari dell’ultima struttura direzionale della Banca rimasta a Cosenza: il Servizio Staff e Supporto della Direzione Generale. Siamo con questo alla fine di un percorso inarrestabile che, dalla costituzione di Carime, ha visto la spoliazione del nostro territorio, con l’accentramento al Nord delle strutture dotate dei poteri decisionali, in ossequio al cosiddetto modello “federale” che solo formalmente ha lasciato autonomia alle Direzioni Generali delle singole aziende. UBI non ha avuto il coraggio, come ha fatto Banca Intesa, di scegliere il modello della “banca unica”, cioè l’accentramento nella Capogruppo delle strutture direzionali, così davvero conseguendo risparmi e sinergie, attraverso la cassazione di inutili organi amministrativi, nei quali siedono anche i rappresentanti dei territori e delle imprenditorie locali che – e pensiamo sia il caso di Banca Carime – non sempre sono stati all’altezza del ruolo ricoperto. Continuiamo a chiederci se in Carime qualcuno di tali esponenti abbia almeno chiesto di approfondire le motivazioni addotte per lo spostamento di questo come degli altri Uffici in precedenza, prima di accettarlo senza alcuna reazione. Così come nessuna reazione ci sembra provenire dagli esponenti della politica e delle istituzioni locali che hanno assistito inermi, da più di un ventennio, allo smantellamento di quella che per Cosenza e per la Calabria era una istituzione: la Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania. Nel Centro Direzionale di Cosenza in venti anni si è passato da oltre ottocento lavoratori a qualche decina di dipendenti, che svolgono le loro attività esclusivamente per la società di servizi del Gruppo, in un palazzo semideserto, in parte già dismesso e probabilmente sempre sul mercato fino a che non si troverà un compratore, come accaduto per l’immobile gemello, ora sede della Provincia di Cosenza.
Ma come se non bastasse, dal cilindro del “mago UBI” è uscita anche la chiusura di sei filiali in Calabria - e di queste quattro tra Cosenza e provincia - con qualche piccolo intervento di “maquillage” per alcune altre, in taluni casi perfino in contraddizione con interventi analoghi decisi precedentemente. Ci chiediamo, al riguardo, se chiudere lo sportello vicino al Tribunale di Cosenza non sia un “regalo” che si fa alla vicina concorrenza – ci sono infatti altri due agenzie bancarie nei dintorni – ovvero alle Poste Italiane nel caso di Aiello Calabro, Altomonte o Saracena, dove non sono presenti altre banche.
Un tristissimo epilogo, dunque, per una storia più che centenaria, le cui ricadute graveranno ancora una volta esclusivamente sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori, mentre la FISAC CGIL, nel silenzio assordante delle istituzioni, della politica e della società cosentina e calabrese, cercherà di tutelarli al meglio, sapendo già questa “manutenzione” costerà ai dipendenti coinvolti mobilità territoriale e “riconversione professionale”, terminologia quest’ultima che vuol dire una perdita secca di professionalità e di specializzazioni.
Accettare passivamente da parte di chi ha responsabilità nella gestione della Banca tale inesorabile declino, senza neppure cercare altre soluzioni, ci pare dunque colpevole ed inaccettabile, così come lo è il silenzio che ormai da troppi anni circonda tutte le vicende che hanno investito Banca Carime. Ancora una volta ci appelliamo a quanti – e speriamo siano in tanti – intendano spendere anche una sola parola per difendere la presenza di Banca Carime a Cosenza ed in Calabria, al fine di riaprire la discussione su scelte che non sono esclusivamente di natura organizzativa ma rischiano di avere un impatto devastante per l’intera economia del nostro territorio".