Mafie: ricerca su beni confiscati, solo 4% aziende ancora attivo
Solo il 4% delle aziende confiscate a livello nazionale risulta ancora attivo sul mercato e sul 42% dei beni immobili sottoposti a confisca pende un'ipoteca delle banche. Le cifre sono inserite nel report sui beni illegali confiscati nel nostro Paese, promosso da Transparency International Italia e presentato a Napoli. Lo studio è frutto della ricerca condotta nell'ambito del progetto 'Enhancing Integrity and Effectiveness of Illegal Asset Confiscation', cofinanziato dalla Commissione europea e che coinvolge anche Romania e Bulgaria, dove viene presentato in contemporanea.
Il report, curato da Giorgio Fraschini e Chiara Putaturo, mostra un quadro fatto di luci e ombre, con una legislazione avanzata e con una grande esperienza degli attori in campo, ma anche con eccessiva lunghezza dei procedimenti, disorganicità delle norme e scarse risorse economiche e umane in forza all'Agenzia nazionale. Incrociando i dati di quest'ultima struttura, del ministero della Giustizia e di Assolombarda, si nota come il 71% delle 1.708 aziende confiscate sono ancora gestite dall'Agenzia, quindi non attive, escluse le sei date in affitto. Quasi mille sono da destinare (393), in liquidazione (342) o in gestione sospesa (237). Quanto a quel 29% di imprese uscite dalla gestione dell'Agenzia, il 57% sono chiuse, il 31% liquidato e il 9% venduto. A queste cifre si aggiungono le 1.666 ipoteche a fine 2012 sui 3.995 beni immobili confiscati, oltre ai soli 18.625 beni confiscati definitivamente o assegnati dei 113.753 complessivamente registrati alla banca dati del ministero della Giustizia.
Nonostante queste criticità, "va sottolineato che la nostra legislazione nazionale è molto avanzata - spiegano Chiara Putatutro e Giorgio Fraschini, che hanno redatto il report - partendo dalla possibilita' del sequestro preventivo dei patrimoni criminali prima della condanna penale". L'Italia puo' anche contare sulle competenze specifiche che si sono formate nel corso degli anni, ma sconta "la poca chiarezza e organicita' delle norme che si sono modificate negli anni - fa notare Fraschini - così come l'insipienza della Pubblica amministrazione, l'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari e l'impossibilita' dell'Agenzia nazionale di assolvere ai propri compiti in questa situazione". Il presidente della Camera di commercio di Napoli, Maurizio Maddaloni, rimarca il tema della corruzione, evidenziando che "il contrasto all'attività' illegale è una precondizione per la ripartenza del territorio" e che "senza sicurezza e rispetto delle regole, non c'è sviluppo e competitivita'". La seconda fase del progetto prevede una comparazione tra il sistema italiano e quello bulgaro e rumeno per trarne ulteriori spunti. (AGI)