Contraffazione del sigillo della Camera dei Deputati, Quintieri e Borgia assolti perché i fatti non sussistono
Erano accusati di aver contraffatto il sigillo della Camera dei Deputati ed averlo utilizzato per redigere due interrogazioni parlamentari a nome dell’Onorevole Angela Napoli, all’epoca dei fatti, Deputata di Alleanza Nazionale e Vice Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia. Questa l’accusa principale che era contestata al cetrarese Emilio Quintieri, ecologista radicale ed al paolano Romeo Borgia, all’epoca dei fatti, Ispettore Capo del Corpo Forestale dello Stato in forza all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Cosenza, entrambi difesi dall’Avvocato Sabrina Mannarino del Foro di Paola.
A Quintieri, inoltre, veniva contestata la detenzione abusiva di alcune munizioni mentre il Borgia era accusato di aver abusato della sua qualità di Ufficiale di Polizia Giudiziaria per porre sotto sequestro una discarica abusiva a Cetraro in località Santa Lucia ed un terreno a San Lucido in località Cerasuolo interessato da lavori di sbancamento.
Per quanto concerne l’imputazione di contraffazione del sigillo di Palazzo Montecitorio per il quale i due imputati erano stati denunciati nel 2007 dall’ex Deputata Napoli era stato lo stesso Pubblico Ministero Linda Gambassi a chiedere l’assoluzione alla luce della provata attività di collaborazione del Quintieri con alcuni Gruppi Parlamentari sia alla Camera che al Senato, peraltro poi documentata dalla difesa con corposa documentazione. Inoltre, il Sostituto Procuratore, ha spiegato al Collegio giudicante presieduto da Paola Del Giudice (Elia e Misasi a latere) che non era stato consumato alcun reato in quanto le “interrogazioni parlamentari” incriminate non erano altro che delle bozze preparate dal Quintieri che poi venivano inviate ai membri del Parlamento per essere vagliate e presentate.
Nel caso specifico, non erano state sottoscritte a nome dell’On. Napoli e comunque solo la stessa avrebbe potuto presentarle alla Camera. In sostanza tutto ciò che Quintieri aveva precisato nella precedente udienza del 27 novembre con dichiarazioni spontanee con le quali aveva categoricamente smentito quanto affermato in aula dall’ex parlamentare. Per quanto concerne, invece, gli episodi di abuso d’ufficio ascritte a Borgia il Pm aveva chiesto la condanna ad 1 anno e 4 mesi ritenendo che il forestale essendo in servizio a Cosenza non poteva operare né a Cetraro né a San Lucido precisando che la sua attività era stata posta in essere a Cetraro, in virtù dei suoi rapporti personali con Quintieri, con l’intento di denigrare il Sindaco Giuseppe Aieta impedendo al Comune la raccolta dei rifiuti creandogli danno economico e d’immagine mentre a San Lucido allo scopo di danneggiare dei cittadini, parenti di un collega del Borgia con il quale non vi erano buoni rapporti.
Per Quintieri, infine, aveva chiesto la condanna ad 1 mese di arresto per la detenzione abusiva di munizionamento. Il difensore degli imputati Sabrina Mannarino, si associava alla richiesta del Pm per quanto riguarda la presunta contraffazione del sigillo della Camera e, diversamente, chiedeva l’assoluzione dei suoi assistiti per gli altri capi di imputazione, ritenendo quanto in fatto tanto in diritto la legittimità di tutto quanto posto in essere. Tutta l’inchiesta era stata istruita dal Pubblico Ministero Eugenio Facciolla con varie perquisizioni personali e locali, sequestri, intercettazioni telefoniche ed ambientali eseguite dal personale della Polizia di Stato di Gioia Tauro e dalla Sezione di Polizia Giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato della Procura di Paola ed il decreto che disponeva il giudizio era stato emesso dal Gip Carmine De Rose. Le motivazioni che hanno portato al verdetto assolutorio saranno depositate nei prossimi 90 giorni. “Finalmente, dopo 7 anni, - dice Emilio Quintieri -, sono state neutralizzate le accuse assurde mosse nei miei riguardi e dell’Ispettore Borgia. Eravamo consapevoli che saremmo stati assolti tant’è vero che abbiamo fatto di tutto per arrivare a sentenza poiché, tra pochi mesi, tutti i reati contestati sarebbero caduti in prescrizione. Alla fine abbiamo anche prestato il nostro consenso affinché non venisse rinnovata l’istruzione dibattimentale a causa della sostituzione della composizione iniziale del collegio giudicante. Per 7 anni mi hanno perseguito e tenuto sequestrati computer ed altro materiale arrecandomi dei danni nonostante più volte avevo chiarito i fatti e chiesto il dissequestro. Per questi motivi, -conclude Quintieri -, farò causa al Ministero della Giustizia per l’irragionevole durata del processo e per tutti i danni che mi sono stati cagionati.”