Evasione fiscale, nel cosentino sequestrati beni per 10 milioni di euro

Cosenza Cronaca

I Finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo (emesso dal Gip del Tribunale di Paola, Pierpaolo Bortone) nei confronti dei titolari di un complesso aziendale nella zona industriale di San Marco Argentano. L’operazione rappresenta l’epilogo delle indagini di polizia tributaria eseguite dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza - coordinati dal Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Paola Bruno Giordano e dal suo Sostituto Giovanni Calamita - nell’ambito delle quali gli investigatori sarebbero riusciti a dimostrare che una società, al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte, dopo aver trasferito tutte le attività e gli immobili aziendali ad una nuova società costituita ad hoc e facente capo agli stessi indagati, ha ceduto la proprietà aziendale ad un soggetto straniero che ne ha poi trasferito la sede all’estero, in un paese a fiscalità agevolata.

Questa società, secondo gli investigatori già coinvolta in un articolato meccanismo di frode per aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti, finalizzate all’ottenimento di crediti d’imposta tra il 2007 ed il 2009, avrebbe evaso le tasse sul reddito e sul valore aggiunto per oltre 7,5 milioni di euro.

Nel corso dell’attività è stato sequestrato il complesso aziendale ceduto nel 2009, comprendente due capannoni aziendali, macchinari industriali e attrezzatura varia, nonché le disponibilità finanziarie, i beni mobili e immobili fino a concorrenza dell’importo di circa 8 milioni di euro. Il valore complessivo dell’operazione condotta dai Finanzieri è di oltre 10 milioni di euro.

“In un momento di particolare sofferenza economica per il nostro Paese – spiegano i finanzieri - l’attività di indagine portata a termine dalla Guardia di Finanza cosentina va segnalata per un duplice aspetto. Da un lato viene assicurato, attraverso il provvedimento di sequestro per equivalente, il recupero a favore dell’Erario delle imposte evase, dall’altro, si garantisce la prosecuzione dell’attività aziendale attraverso l’affidamento, in custodia, ad un amministratore giudiziario. In questo modo, è stato possibile tutelare il diritto al lavoro di numerosi operai che avrebbero inevitabilmente perso il posto a causa del comportamento fraudolento posto in essere dagli indagati”.