Legautonomie alla Commissione d’inchiesta sulle intimidazioni agli amministratori locali

Calabria Attualità
Mario Maiolo

Si è tenuta ieri pomeriggio l’audizione dell’Associazione autonomistica Legautonomie Calabria nella seduta della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, alla presenza della neo Presidente Sen. Doris Lo Moro, tenutasi a Palazzo Carpegna a Roma.

“La relazione presentata – afferma Mario Maiolo, Presidente di Legautonomie Calabria – ha inteso fornire il contributo della nostra Associazione, che da 14 anni monitora il fenomeno delle intimidazioni agli amministratori, con riferimento alla presenza e alla dimensione del fenomeno all’interno della Calabria e con la proposta, basata sui dati ormai decennali in nostro possesso, di possibili soluzioni collegate ai “modelli intimidatori” rilevati.

Infatti, nonostante una limitazione di carattere quantitativo derivata dalla natura della fonte utilizzata nella stesura dei report, gli articoli di quotidiani che riportano episodi di intimidazione, di un principio di “sommerso” dovuto alla mancata denuncia di molti atti di intimidazione e, quindi di una sicura sottodeterminazione statistica del fenomeno, il maggiore contributo del nostro lavoro sta nell’indicazione di un’eterogeneità di fonti degli atti intimidatori. Tali atti, che non è possibile ricondurre esclusivamente alla matrice della ‘ndrangheta, continuano tuttavia ad essere pervasivi e a ripetersi con una frequenza allarmante e una incontestabile violenza.

Di seguito le proposte, avanzate alla Commissione, formulate sulla base del nostro lavoro e che hanno individuato una tipologia di cinque “modelli intimidatori” e altrettante possibili soluzioni:

Atti intimidatori come conseguenze delle tensioni sociali che maturano sotto la pressione della crisi e nelle quali situazioni di disagio, di degrado e mancanza di da parte dell’amministrazione locale possono suscitare la reazione violenta che generalmente si esplica in atti quali lettere minatorie, danneggiamenti non gravi di mezzi privati, aggressioni nei luoghi pubblici, telefonate minacciose. In questi casi i rimedi possibili si individuano nel migliorare la qualità della risposta del governo locale, in una maggiore trasparenza delle decisioni, della comunicazione, nella gestione associata delle funzioni comunali che, specie per i comuni di piccolissime dimensioni, può portare risultati positivi per le comunità amministrate.

Atti intimidatori come conseguenze di una competizione politica esasperata che aumentano sensibilmente in periodi elettorali laddove l’intimidazione è utilizzata quale strumento di antagonismo elettorale. In questo caso la proposta di intervento non può che consistere in un inasprimento del regime di integrità per coloro che dovessero risultare implicati in fatti delittuosi di tale natura e che aspirano a rivestire cariche elettive.

Atti intimidatori quali strumenti di visibilità di un potere antagonista nel governo dei processi decisionali sul territorio al fine di rendere irrilevante la presenza e la funzione dei rappresentanti democraticamente eletti. Siamo già in presenza di atti che è possibile far risalire a forme di criminalità organizzata operanti sul territorio. Le possibili soluzioni prevede la presa in carico delle istituzioni democratiche attraverso una tutela diretta degli amministratori.

Atti intimidatori derivanti da infiltrazioni mafiose e insediamento della ‘ndrangheta nell’amministrazione secondo preventivi accordi che riguardano l’intera attività amministrativa, urbanistica, commercio, gestione dei servizi e appalti pubblici. Le decisioni pubbliche sono fortemente compromesse dalla connivenza tra sfera politica e criminale. In questo caso gli amministratori subiscono la reazione a loro comportamenti che vengono ritenuti non sufficientemente in linea con gli accordi raggiunti. In questi casi è necessaria una duplice soluzione: da un lato il potenziamento della “reazione” di tipo amministrativo al fenomeno rafforzando, anche in questa ipotesi, il regime di integrità per le cariche elettive e la modifica all’art. 143 del Tuel, laddove il tema dell’incandidabilità di amministratori ritenuti collusi, incontra possibili ostacoli rispetto al periodo di vigenza e alla necessità che la stessa sia dichiarata con provvedimento definitivo; sul versante repressivo va rivisitata la fattispecie penale contemplata dall’art. 416-ter c.p., al fine di poter attribuire rilevanza penale a forme di scambio in cui l’appoggio elettorale promesso dall’organizzazione criminale sia ricambiato non solo in denaro ma anche con la promessa di ogni altro genere di utilità o vantaggio, anche conseguenti all’uso distorto del pubblico potere.

Infine, atti intimidatori come conseguenza di una resistenza passiva che, in modo del tutto speculare al tipo precedente, vede gli amministratori “resistere”ed opporsi in maniera decisa a qualunque forma di infiltrazione e/o condizionamento dell’attività amministrativa. Anche in questo caso le soluzioni non possono che essere quelle indicate più sopra e che prevedano la presa in carico delle istituzioni democratiche attraverso una tutela diretta degli amministratori.

La seduta odierna ha offerto alla nostra Associazione la possibilità di individuare finalmente un interlocutore istituzionale con cui improntare un più puntuale lavoro di collaborazione, partendo dal presupposto condiviso e imprescindibile che per trovare soluzioni adeguate al fenomeno debbano essere poste in atto procedure per l’individuazione di un quadro di orientamento sulle possibili cause.

Il risultato fondamentale, di natura prettamente politico-istituzionale, è che il fenomeno analizzato mina alle basi la fiducia nel sistema istituzionale, diffondendo inquietudine e rendendo visibile la presenza di un potere antagonista nel governo dei processi decisionali sul territorio, generando confusione istituzionale e producendo ansia e disaffezione negli amministratori".