Mattinata di Sport a Piazza Castello: il CSI DAY rilancia l’attività motoria
Lo Sport torna in strada e lo fa nel CSI DAY: sono 69 le piazze di tutta Italia che hanno celebrato il 70esimo anniversario dell'Ente di Promozione sportiva di ispirazione cattolica. Numeri e storie, come quelli dei 350 studenti ieri "in campo" a Piazza Castello a Reggio Calabria; numeri e storie che descrivono un impegno che va oltre la mera attività motoria.
Di buon mattino, infatti, volontari e dirigenti hanno letteralmente ripulito una piazza centralissima, ma abbandonata al degrado: un bel esperimento di "cittadinanza attiva" per tutti i ragazzi volontari del CSI. Il resto lo hanno fatto insegnanti, famiglie, ma soprattutto i ragazzi che stamattina hanno letteralmente invaso il cuore storico della nostra città.
Ai piedi del Castello Aragonese: passato, presente e futuro si sono intrecciati in modo inequivocabile nel nome dello Sport. Un passato, antichissimo come le mura riecheggianti delle dominazioni spagnole, un passato, responsabile che vive con gioia il servizio allo sport. Reggio Calabria e Centro Sportivo Italiano si abbracciano e rilanciano proposte per il presente.
«Non nascondo che organizzare e mettere in atto giornate così - esordisce Paolo Cicciù, presidente del CSI Reggio Calabria - vuol dire fatica ed impegno, vuol dire spesso surrogarti in attività extra. Ma amiamo lo sport e la nostra città e lo facciamo con grande passione; celebrare il CSI vuol dire grazie; ai ragazzi che animano le nostre attività, ai dirigenti che sognano ad occhi aperti uno sport nuovo ed ai volontari che si sporcano le mani in un campetto, che valga una finale nazionale o una giornata in piazza ».
Il CSI però non è solo agire, ma è soprattutto pensare, investire in una politica sportiva attenta ai bisogni e emergenti; è così che crediamo non si possano aspettare tempi "politici" per intervenire rispetto ad un cambio di rotta nel rapporto tra stadio e tifosi, partendo proprio dalle famiglie. I fatti dell'Olimpico, che periodicamente riappaiono nelle manifestazioni sportive, sono il sintomo di un malattia strutturale, l'unica cura è intervenire nella mentalità.
«Il tifo organizzato è nelle mani di "reduci da stadio" - prosegue Paolo Cicciù - ma noi come CSI nazionale vogliamo dire la nostra ed incentivare una nuova cifra culturale: dalla teoria dello scontro degli ultrà alle dinamiche dell'incontro. Abbiamo predisposto un piano di azioni con la Lega Pro per far convogliare l'esperienza dell'oratorio allo stadio, che ciò vuol dire famiglie e bambini. Ci siamo dati un obiettivo: 50.000 famiglie allo stadio. È possibile, anzi è necessario: noi ci crediamo ». Il progetto sarà esplicitato nei prossimi giorni in uno speciale a Rai Sport.
«Festeggiare un anniversario - conclude Cicciù - spesso è sinonimo di fare un esercizio di memoria, che serve per capire l'essenza di un percorso. Ma la storia ci "condanna" ad agire e non possiamo esimerci: con entusiasmo e sguardo sognante, abbiamo scelto di restare al servizio dello Sport ».