Operazione Ghost Worker. Falsi braccianti agricoli, truffa all’Inps per 13 milioni di euro
Trenta persone sono state denunciate all’autorità giudiziaria perché considerati gli ideatori, organizzatori ed esecutori di presunte truffe aggravate ai danni dell’Inps che avrebbero consentito a circa tremila falsi braccianti agricoli di percepire indebitamente indennità non spettanti.
L’operazione, denominata “Ghost Worker”, che ha riguardato il fenomeno delle false attestazioni di giornate lavorative in agricoltura, è stata condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, nell’ambito di indagini coordinate da Vincenzo Quaranta, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Castrovillari, guidata dal Procuratore Capo Franco Giacomantonio.
Secondo gli investigatori quella portata alla luce oggi, sarebbe una delle maggiori truffe consumate in Calabria ai danni dell’Istituto di previdenza. Alcune aziende, sempre secondo i finanzieri, impiegavano operai su terreni che per dimensione o tipologia sarebbero risultati “inconsistenti” rispetto al numero sia di lavoratori che di giornate lavorative denunciate e sarebbero state inoltre simulati dei rapporti lavorativi fittizi o addirittura di aziende fantasma.
IL “SISTEMA”, nel tempo, avrebbe assunto così una vastità tale da coinvolgere migliaia di soggetti, reclutati soprattutto in ambito familiare “ed assumendo in alcune circostanze – affermano dalla Gdf - la valenza di “ammortizzatore sociale” nei confronti di persone meno abbienti”.
La truffa sarebbe consistita nella costituzione ad hoc di aziende agricole nella zona di Corigliano Calabro (Cosenza), di Rossano, di Cassano allo Ionio e comuni limitrofi con centinaia di lavoratori dipendenti che, in realtà, avrebbero lavorato solo sulla carta, presso terreni di ignari o, addirittura, committenti inesistenti. L’organizzazione, in effetti, avrebbe costituito sempre “sulla carta” aziende agricole per erogare servizi in agricoltura a committenti proprietari di terreni destinati alla coltivazione e, successivamente, avrebbe predisposto delle false scritture private che attestavano altrettante false prestazioni di lavoro. I dati formati con questo sistema sarebbero poi confluiti nelle Denunce Aziendali per ottenere l’apertura della posizione contributiva presso l’Inps. Trimestralmente, sulla base di queste Denunce, venivano poi comunicati i dati ed il numero dei lavoratori agricoli impiegati fittiziamente, attraverso i modelli Dmag (Dichiarazione di Manodopera Agricola).
Il sodalizio avrebbe attestato sistematicamente e falsamente giornate lavorative in agricoltura a tremila falsi braccianti ritenuti compiacenti, permettendo a questi di percepire indebitamente spettanze previdenziali e maturare congrui periodi assicurativi ai fini pensionistici. Dal canto loro, i falsi lavoratori agricoli, per poter godere dei diritti derivanti dallo status di dipendenti a tempo determinato nel settore, avrebbero versato, nelle mani dei presunti componenti il sodalizio criminale, somme di denaro variabili in relazione al numero di giornate attestate, mettendo in piedi un vero e proprio “mercato” delle giornate in agricoltura, dove tutti avrebbero guadagnato a spese dello Stato che erogava, a persone che non ne avevano diritto, milioni di euro di indennità. A fronte delle false attestazioni, l’Inps, dal 2006 al 2011, ha erogato a questi lavoratori quasi 13 milioni di euro di indennità di disoccupazione, assegni familiari ed indennità di malattia e maternità.
Infine, sarebbe stato determinato dai finanzieri che questo sistema avrebbe consentito ai componenti dei sodalizi criminali di ricevere dai falsi braccianti quasi 5 milioni di euro per le false attestazioni e secondo un vero e proprio tariffario che prevedeva 700 euro per 51 giornate, 1.400 per 102 giornate e 2.100 per 153 giornate.