Il Centro Polivalente sul caso di un giovane ospite di un centro di accoglienza
"Samuel è un nome di fantasia, è uno dei nostri tanti nostri giovani amici. Ha 22 anni e viene da un paese dell'Africa Sub-sahariana. Nel suo paese era uno studente universitario, poi un grosso problema familiare lo ha portato qui, dopo mesi di deserto e numerosi paesi attraversati, a chiedere le elemosina all'esterno di un supermercato catanzarese. Ci racconta tutto il suo viaggio: una specie di viaggio iniziatico, quasi un'odissea epica, con la forza dei muscoli e della volontà, come un personaggio da romanzo, con la speranza di trovare fortuna come quel tale, suo connazionale, tornato dalla Francia con un titolo di studio e un buon lavoro". E' quanto scrivono i volontari del Centro Polivalente per i Giovani.
"Parliamo con lui - continua la nota - dell'ordinanza comunale di contrasto all'accattonaggio, non ne capisce il senso. Ci racconta che per lui è molto umiliante chiedere denaro, non lo ha mai fatto in modo insistente o aggressivo, eppure oggi è stato scacciato via dal solito posto. Lo stesso posto in cui cominciva a sentirsi accolto e sostenuto da molti nostri concittadini. Samuel è cristiano, la domenica frequenta la messa, non fuma e non ha vizi. Un ragazzo a posto come ne incontriamo pochi . Alla nostra domanda sul perchè chieda l'elemosina risponde che non sarebbe necessario, se solo il Centro d'accoglienza presso cui vive in attesa di ottenere lo status di rifugiato gli desse la piccola cifra che gli spetterebbe... o almeno questo è quanto ha sentito dire, perchè nessuno al centro gli ha mai dato informazioni precise sui suoi diritti. Sa solo che senza l'elemosina non potrebbe far fronte ai più elementari bisogni di sopravvivenza. Racconta che, nel centro in cui è ospitato, il cibo è pessimo e non gli vengono forniti abiti di ricambio. Quelli che ha indosso, puliti e dignitosi, li ha ricevuti da una donna catanzarese incontrata mentre chiedeva le elemosina. Le condizioni igieniche del centro sono precarie, racconta di ricevere solo un piccolo pezzo di sapone ogni due settimane circa, sufficiente per un solo lavaggio. Sono in tanti nel centro, troppi, devono andare in giro per il territorio per trovare un piccolo spazio di sopravvivenza, per questo sono dappertutto.
La storia di Samuel non viene riportata al completo ma e' importante ricordare che ripete con paura che il Centro di accoglienza ha i suoi documenti e può decidere del suo futuro; non vuole esporsi, si sente sotto ricatto. In questo momento non può che attendere, attendere, attendere... senza nemmeno sapere se questa lunga e paziente attesa gli farà fare un pezzo di strada in più verso il suo progetto: continuare gli studi e lavorare per automantenersi.
Abbiamo voluto condividere questa storia non per polemizzare o cavalcare l'onda dell'opposizione ad una ordinanza del sindaco. Ci piace invece pensare che con questo pezzo di storia diamo voce sia ai sempre più numerosi uomini e donne (nostri vicini di casa o di nazione poco conta) ridotti a dover chiedere l'elemosina per sopravvivere, ma anche ai tanti uomini e donne catanzaresi che senza rumore stanno sostenendo questi giovani con quel poco che hanno e con tanti sorrisi e gesti di umana solidarietà".