Presunti legami con la cosca Cordì di Locri, sequestrati beni per 13 mln ad un operaio forestale
Un decreto di sequestro preventivo di beni è stato eseguito dalla Dia di Reggio Calabria nei confronti di un operaio forestale di 65 anni, Romano Nicola, che di fatto avrebbe svolto attività imprenditoriale - occupandosi delle imprese di famiglia - gestendo direttamente la realizzazione di opere pubbliche e il taglio boschivo, secondo gli investigatori forte del legame mantenuto per diversi anni con la famiglia di ‘ndrangheta dei Cordì di Locri. Il patrimonio oggetto del sequestro ammonterebbe a circa 13 milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso, a seguito di una proposta di applicazione di una misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal direttore della Dia, Arturo de Felice, dal Tribunale di Reggio Calabria presieduto da Ornella Pastore.
09:16 | LE INDAGINI | Secondo quanto sarebbe stato accertato, Nicola avrebbe ricoperto un ruolo di primissimo piano nell'ambito delle consorterie mafiose che operano nella fascia ionica reggina, come di capo del “locale” di Antonimina; questo ruolo risulterebbe dalle attività di investigazioni effettuate nel corso dell'operazione Saggezza condotta nel 2012 dal comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria. In particolare, nell'ambito della stessa operazione che ha portato il 13 novembre del 2012 all’esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 33 soggetti, Romano Nicola è risultato imputato per associazione a delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni ed altro. Secondo quanto appreso, l'uomo oltre ad essere considerato capo del locale avrebbe inoltre svolto un ruolo apicale come 'capo consigliere' della 'Sacra Corona', struttura criminale posta superiormente ai 'locali di 'ndrangheta' che operano ad Antonimina, Ciminà, Ardore, Cirella di Platì e Canolo, tutti Comuni siti nella fascia ionica della provincia reggina.
Le indagini avrebbero così consentito di appurare che la 'Sacra Corona' vantava legami criminali con gli esponenti criminali delle principali famiglie mafiose della provincia reggina: i Comisso di Siderno, i Cordì di Locri, i Pelle di San Luca, Aquino di Marina di Gioiosa Jonica, Vallelunga di Serra San Bruno, i Barbaro di Platì, Ietto di Natile di Careri, Primerano di Bovalino e con personaggi di assoluto spessore criminale all'interno della 'ndrangheta. Le indagini avrebbero anche consentito di scoprire che Romano, avvalendosi della collaborazione e dell'interposizione fittizia di altri soggetti a lui legati anche da vincoli parentali si sarebbe garantito, attraverso le ditte di cui è risultato essere effettivo titolare, l'accaparramento di lavori nel settore dell'edilizia pubblica ricadenti nella zona di influenza della cosca di riferimento. Il 65enne, in merito alle accuse mossegli nell'operazione 'Saggezza', è stato rinviato a giudizio per 35 capi di imputazione.