Prima udienza della querelle tra Scopelliti e l’imprenditore Labate

Reggio Calabria Cronaca

La querelle tra il già Governatore Giuseppe Scopelliti e l’imprenditore Franco Labate ha registrato una vivace ed animata udienza, nel contraddittorio delle parti e dei rispettivi legali Francesco Comi difensore della parte civile e Aldo Labate difensore dell’imputato che deve rispondere di diffamazione aggravata nei confronti del noto imprenditore per averlo tacciato quale “balordo” in una affollatissima conferenza stampa, indetta dallo stesso Governatore, che si era sentito “offeso”, in quanto da una intercettazione tra il Labate ed altro soggetto emergevano, secondo le risultanze delle intercettazioni, un gito di “malaffare” all’interno del Comune di cui all’epoca Giuseppe Scopelliti ne era il Sindaco.

Quindi all’udienza l’imprenditore Franco Labate è stato sottoposto ad un fuoco di fila di domande da parte del P.M. di udienza, dall’avvocato Comi difensore di parte civile e dall’Avv. Aldo Labate, ed alle quali l’imprenditore ha replicato energicamente, visibilmente scosso.

L’Avv. Comi nel proprio intervento chiesto a Labate di esporre al Tribunale la sua storia personale e professionale, nonché della sua famiglia, storica impresa al servizio del Comune di Reggio Calabria, e su domanda del P.M., quale fosse stata la sua reazione nell’apprendere di essere stato pubblicamente tacciato di essere un “balordo”; Labate ha difeso la sua posizione dicendo come all’epoca, addirittura avesse subito degli “scherni” da parte di conoscenti ed amici, e fosse indicato alla pubblica “gogna”.

L’avvocato della difesa lo ha sottoposto a delle domande, tendenti al contrario, ad evidenziarne la sua poca affidabilità quale persone ed imprenditore, suscitando le vivaci reazioni sia di Labate che dell’Avv. Francesco Comi, il quale si opponeva a tali domande, da ritenersi “fuori luogo e fuori tema” e rammentando a sé stesso” come l’imputato non fosse il proprio assistito, bensì il già governatore. In particolare l’Avv. Comi si è chiesto, se alla luce della intercettazione da cui emergevano “malaffari” al Comune l’allora sindaco avesse proposto denuncia nei confronti di Labate, o chicchessia, senza ottenere risposta. Il Giudice Ursula Ripepi, ha ammesso le prove richieste dalla difesa e dall’accusa e ha rinviato all’udienza del 23. gennaio 2015 per sentire i testi indicati dalla Procura.