Giungata (Pd): “Rivedere la decisione di accorpare pediatria e neonatologia”

Crotone Salute

“A oltre un anno dall'accorpamento dei reparti di Pediatria e Neonatologia con la conseguente soppressione della Terapia intensiva neonatale possiamo senza paura di smentita affermare che l'esperimento è fallito!”. Lo afferma in una nota il presidente del Partito democratico di Crotone, Antonella Giungata.

“Non uso impropriamente la parola esperimento, convinta che, ai danni dell'utenza del territorio crotonese, si sia praticata una vera e propria sperimentazione per risolvere il problema del rientro dei costi della Sanità calabrese. Se solo sapessero parlare i piccoli prematuri del San Giovanni di Dio sarebbero i primi ad urlarlo, ma la voce del silenzio, a chi ha l'orecchio sordo è difficile da far ascoltare!”.

Sanare il debito della Sanità calabrese col solo obiettivo di far quadrare i conti è quanto di più miope degli amministratori possano fare. Parlare di reparti, di personale, di attrezzature e soprattutto di malati solo in termini numerici, con tutta la freddezza dei numeri che nella loro aridità non tengono conto delle vite umane, è quanto di più disumano possa accadere, soprattutto se, come sta capitando all'ospedale di Crotone, la risoluzione del problema rischia di creare situazioni ben più gravi ed allarmanti di quelle di partenza”.

“Nello specifico caso della Terapia intensiva neonatale, alla luce di come si sono evolute le cose nel corso di questo lunghissimo anno in cui Crotone ha dovuto rinunciare ad un servizio che in termini di qualità dava lustro all'intero presidio ospedaliero, si sono moltiplicati i disagi dell'utenza e della Sanità. Per i bambini nati prematuramente, infatti, nel trasferimento verso gli ospedali di Cosenza o Catanzaro, si corre addirittura il rischio della vita ... non mi pare quindi che la scelta fatta dall'Asp vada nella direzione della tutela dei diritti dei malati. Tanto più che nella quasi quarantennale esperienza dell'Unità operativa di Neonatologia – TIN, la professionalità acquisita dal personale medico e paramedico ha raggiunto livelli di eccellenza, tanto da avere un tasso di mortalità neonatale ben al di sotto degli standard regionali, dati che si attestavano sui livelli nazionali. È stata da sempre Crotone ad accogliere i prematuri provenienti da altre parti della regione ed ora per una scelta poco lungimirante si vanno a rendere saturi gli ospedali di Cosenza e Catanzaro che spesso non possono accogliere i piccoli prematuri nati a Crotone, ai quali, addirittura, tocca un trasferimento anche oltre i confini regionali, con costi per la nostra Asp che a volte raggiungono cifre davvero considerevoli. Se tutto questo è stato fatto per contenere i costi, allora mi pare che le valutazioni che avrebbero dovuto precedere una simile decisione siano state quantomeno superficiali”.

“Il rischio corso dai prematuri, i disagi delle famiglie costrette per mesi a viaggiare oltre provincia o addirittura regione, l'impiego di personale qualificato che accompagni i piccoli in elicottero, sono quei sacrifici che l'ospedale di Crotone sta pagando anche in termini di parti. Capita di sovente infatti che mamme con gravidanze a rischio decidano di non partorire all'ospedale di Crotone, proprio per evitare ai loro piccoli quei trasferimenti tanto rischiosi. Ne consegue che anche il numero di parti del reparto di Ostetricia subisca delle flessioni”.

“Fa sorridere quindi quando sulla stampa si leggono trionfalistici annunci circa l'apertura di nuovi reparti all'ospedale di Crotone, e spontaneamente ci si domanda qual è la logica che segue l'Azienda, quella stessa Azienda sanitaria incapace di garantire i servizi d'eccellenza che da decenni qualificavano l'attività del San Giovanni di Dio e che ora tranquillizza i cittadini grazie all'avvento di nuovi servizi, ai quali da crotonesi guardiamo con favore purché a prevalere non sia la logica della sostituzione tra i reparti!”.

“Ma l'uomo saggio è quello che sa riconoscere i propri errori e porvi rimedio. Reiterare nell'errore è imperdonabile! L'augurio allora è quello di rivedere la decisione di accorpare i reparti di Pediatria e Neonatologia TIN, che ha tutte le carte in regola per rimanere unità complessa. Lo si deve ai piccoli prematuri bisognosi di cure e alle loro famiglie, oltre che ai Crotonesi e ai Calabresi più in generale, che dall'operazione fatta non hanno avuto neanche il beneficio dell'abbattimento dei costi delle prestazioni sanitarie”.