Colpo al clan di Corigliano. 67 arresti e sequestri in tutta Italia
I finanzieri del Gico di Catanzaro e dello Scico di Roma e i carabinieri di Cosenza hanno eseguito stamani 67 arresti in Calabria, Lombardia e altre regioni italiane. I soggetti, appartenenti e affiliati ad una pericolosa organizzazione 'ndranghetistica di Corigliano Calabro, sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico e spaccio di droga. Gli arresti sono stati eseguiti, oltre che nel Cosentino, nelle province di Roma, Reggio Calabria, Foggia, Bologna, Brescia e Milano. L'operazione, denominata Santa Tecla, secondo gli investigatori sarebbe una delle più importanti condotte nel Cosentino per numero di arresti, spessore criminale e per il coinvolgimento di una dozzina di imprenditori. L'indagine è scattata quando è stato individuato un giro di droga tra la Calabria e la Lombardia. Dalle ricostruzioni degli inquirenti, i componenti dell'organizzazione si davano appuntamento a Milano in locali pubblici di via Santa Tecla, da cui il nome dell'operazione. Si tratterebbe di una via situata nel centro del capoluogo lombardo, dove venivano conclusi accordi e definite strategie sulla gestione del traffico di droga da parte del "locale" di Corigliano. Tra gli arrestati ci sono anche Mario e Franco Straface, imprenditori, fratelli del sindaco di Corigliano, Pasqualina, accusati di estorsione compiuta nell'ambito della realizzazione del villaggio turistico Airone di Corigliano. Secondo l'accusa, il titolare della società che aveva in appalto l'opera sarebbe stato costretto da Maurizio Barilari, ritenuto il capo della cosca di Corigliano, ad affidare un appalto milionario alla ditta dei due fratelli. Una società di calcio era il sistema escogitato dalla cosca di Corigliano per coprire i flussi di denaro provenienti dalle estorsioni. Fabio Barilari, 39 anni, fratello di Maurizio, indicato come il capo della cosca, dal 2001 è diventato titolare di un'impresa di tinteggiatura di edifici commerciali e rappresentante legale della società calcistica Schiavonea '97. Tutte e due le società, grazie all'emissione di fatture per operazioni inesistenti in tutto o in parte, secondo l'accusa, fornivano la copertura contabile al denaro che illecitamente arrivava nelle casse della cosca. Il sistema utilizzato era quello di simulare l'esecuzione di lavori di tinteggiatura. Uno dei sistemi usati dalla cosca era quello di imporre alle imprese la fornitura di materiale cartoplastico dalla ditta di Cosimo Martillotti, un prestanome, secondo l'accusa, che in precedenza lavorava come dipendente in una cooperativa di pescatori. La ditta, riconducibile a di fatto a Maurizio Barilari, era riuscita a conquistare una posizione egemonica nelle forniture di materiale nell'area di Corigliano Calabro e delle zone limitrofe. L'ascesa della ditta riconducibile a Barilari aveva creato, di fatto, una sorta di duopolio, visto che sul mercato operava gia' da tempo e con le stesse medesime impositive, un'altra ditta, riconducibile a Pietro Salvatore Mollo, un altro indagato. Questa situazione ha fatto si' che moltissimi esercizi commerciali di Corigliano e dintorni fossero costretti ad acquistare merce da entrambi i fornitori. secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, una posizione di rilievo all'interno del locale coriglianese avrebbe Pietro Salvatore Mollo, 41 anni, che, unitamente al cognato alfonso sandro marrazzo, suo coetaneo, e ad altri sodali avrebbe avuto un ruolo di assoluto rilievo nel traffico di droga gestito dalla cosca nonche' in diverse attivita' estorsive e usurarie. Infatti, sebbene all'interno del "locale" di Corigliano fossero stati individuati altri personaggi come referenti unici del traffico di stupefacenti o della raccolta del denaro a titolo estorsivo (in primis Maurizio Barilari), Antonio Bruno dopo un primo periodo di forti contrasti, aveva finito per tollerare le suddette ingerenze criminali da parte di Pietro Salvatore Mollo in quanto quest'ultimo corrispondeva direttamente a lui parte dei proventi derivanti dalle sue attivita' illecite, anziche' versarla nelle casse dell'organizzazione. All'interno dell'organizzazione coriglianese emergerebbero, poi, altri personaggi di elevato spessore criminale, tra cui Antonio Marrazzo, 67 anni, e Pietro Longobucco Marrazzo, 43, detto "'u iancu". Nel corso delle indagini, i finanzieri di Catanzaro hanno portato a termine una decina di interventi repressivi in Calabria e nel milanese sequestrando, di volta in volta, quantitativi di cocaina ed eroina, in alcuni casi nell'ordine di un chilogrammo, e arrestando in flagranza 6 corrieri. Le indagini svolte sul versante delle altre attività illecite poste in essere dall'organizzazione criminale hanno consentito di riscontrare l'esistenza di una sistematica attività estorsiva ai danni di numerosi imprenditori locali realizzata dalla cosca coriglianese, soprattutto tramite la figura di Barilario il quale, attraverso l'interposizione di imprese da lui direttamente o indirettamente controllate, ha potuto dissimulare i trasferimenti illeciti di denaro originati dalle estorsioni attraverso operazioni commerciali di comodo risultate in tutto o in parte inesistenti. Le ricerche hanno ricostruito il capitale accumulato dai principali indagati, costituito prevalentemente da beni immobili, attività commerciali e quote societarie intestate direttamente o tramite prestanome. Tra i beni sequestrati per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro ci sarebbero 48 società e imprese individuali operanti principalmente nel settore dell'edilizia, degli appalti e nella distribuzione di prodotti di cartoplastica, 69 tra appartamenti e ville, 68 terreni, 55 veicoli e numerosi rapporti bancari e polizze vita. All'origine dell'operazione "Santa Tecla" ci sono le dichiarazioni di 7 collaboratori di giustizia.
I idestinatari delle misure cautelari in carcere nell'ambito dell'operazione "Santa Tecla" sono: Maurizio Barilari, attualmente detenuto nella casa circondariale di Parma in regime di 41 bis, Carmine Ginese, Rocco Azzaro, Ciro Nigro, attualmente detenuto, Pietro Longobucco, Antonio Marrazzo, attualmente detenuto, Fabio Barilari, Eugenio Morrone, Cesare Cardamone, Antonio Leonardo Zangaro, Francesco Surace, Franco Straface, Mario Straface, Cosimo Meligeni, Vincenzo Grisolia, Arcangelo Francesco Damiano Conocchia, alias "Dottore", Pietro Salvatore Mollo, attualmente detenuto, Alfonso Sandro Marrazzo, detto Alessandro, Giuseppe Mauro, detto Pinuccio, Massimo Mauro, Giacomo Pagnotta, attualmente detenuto, Antonio Piccoli, Michele Villi', Alba Rosa Vidarte Mansilla, detta Alba, Giuseppe Ursomarso, detto Pino, Roberto Presta, Giuseppe Presta, Antonio Presta, Sabatino Paduano, detto Tino, Massimiliano Paduano, detto Massimo, Fabio Paduano, Gaitan Bruno Ferenzc Moys, detto Pacho, Gualtiero Milani, Alberto Mesiti, Renato Malvito, alias Murdock, Jose Antonio Maldonado Pabon, alias Alfonso Varela, Massimo Franco Lupone, Nikolaos Liarakos, alias il Greco, Vincenzo Grosso, Carmine De Nuzzo, Adil Ben Sahri, Arcangelo Conocchia, alias Spalluzza, Salvatore Conocchia, Antonio Conocchia, Gennaro Luzzi, Osvaldo Di Iuri, Saverio Magliari, detenuto, Gianluca Presta, detenuto, Attilio Martorelli, Antonio Domenico Postorivo, Edwin Jovanny Guaman, Liliya Bevtsyk, Halyna Voytovych, Francesco Morrone, Eugenio Roberto Minghetti, alias Gegio, Girolamo Nasso, Leopoldo Cosimo Martilotti, Natalina Amato, Filippo Arcidiacono, Angelo Pianeta, Ivan Said Mohamed Zydan, alias Ivan, Antonio Di Dieco, collaboratore di giustizia, A.V., Alberto Giammusso, Luca Cerza. Risulta al momento latitante Bashkim Kubazecaj. Inoltre disposti gli arresti domiciliari per Magdalena Dudek.