Ndrangheta: minacce a testimone, obbligo dimora
Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Maria Carla Sacco, ha revocato gli arresti domiciliari nei confronti di Michele Purita, 46 anni, accusato di violenza privata, aggravata dalle modalità mafiose, ai danni del testimone di giustizia Pietro Di Costa.
Pur in presenza delle aggravanti mafiose nella contestazione, il Tribunale ha ritenuto ugualmente di poter concedere all'imputato la misura cautelare dell'obbligo di dimora in luogo degli arresti domiciliari. Purita, difeso dall'avvocato Giuseppe Bagnato, in quanto titolare di un istituto di vigilanza, secondo la Dda di Catanzaro sarebbe stato nel 2009 il mandante di alcune violenze aggravate dalle modalità mafiose ai danni di Pietro Di Costa, all'epoca titolare anche lui di un istituto di vigilanza a Tropea e poi divenuto testimone di giustizia. In particolare, Purita, avvalendosi di un presunto affiliato al clan Lo Bianco di Vibo Valentia, avrebbe intimato a Di Costa di astenersi dal fargli concorrenza nel settore degli istituti privati di vilanza, altrimenti sarebbe "saltato in aria con delle bombe". Purita sta scontando attualmente in regime di detenzione domiciliare una condanna definitiva a 4 anni ed 8 mesi per tentata estorsione, detenzione di ordigno esplosivo e simulazione di reato. Tale condanna e' giunta al termine di altro procedimento giudiziario nato dall'operazione denominata "Fox". (AGI)