Mafie: Roberti, 41 bis resta strumento molto efficace
l regime di carcere duro previsto dall'articolo 41 bis dell'ordinamento penitenziario "si è rivelato in questi 22 anni uno strumento estremamente efficace nella lotta alla mafia". Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, in audizione davanti alla Commissione diritti umani di Palazzo Madama. "Aver impedito, o ridotto notevolmente, la possibilità che un soggetto pericoloso, con una posizione di rilievo all'interno dell'organizzazione criminale, mantenesse collegamenti operativi con l'esterno - ha osservato Roberti - ha giovato notevolmente al contrasto alla mafia".
Il 41 bis "è una misura di prevenzione - ha rilevato il procuratore nazionale antimafia - non ha nulla di afflittivo, o sanzionatorio, non va confusa con l'isolamento diurno" e non si deve ritenere che "sia uno strumento per costringere il detenuto a collaborare con la giustizia, anche se, oggettivamente, ne sono scaturite delle scelte di questo genere". Certo, ha aggiunto Roberti, "esiste il rischio di una inutile afflittivita', ma va ricordato che tanto più si manifesta il lato preventivo della norma, tanto è più efficace nella lotta alla mafia". Roberti, però, rileva anche alcune criticità esistenti sul regime di carcere duro: per questo, auspica un "intervento delle sezioni unite penali della Cassazione" sulle modalita' dei colloqui del reclusi al 41 bis con i propri familiari o con i difensori, e sottolinea la "questione delicata" delle proroghe (il 41 bis viene applicato per 4 anni, prorogabili di altri 2 di volta in volta). "Bisogna trovare uniformita' sulla materia delle proroghe - ha concluso Roberti - la disciplina del 2002, confermata nel 2009, richiede il requisito oggettivo, relativo alla perdurante esistenza dell'organizzazione criminale di riferimento del detenuto, e quello soggettivo, sulla capacità del detenuto di relazionarsi con l'ambiente criminale esterno e di poter incidere sull'azione dell'organizzazione".