Assenteismo: legale dipendenti Asp Catanzaro, “errori madornali”
"Il tanto declamato assenteismo, che non poche difficoltà sta quotidianamente creando al normale decorso lavorativo (i cittadini si arrogano il diritto di giudicare ed etichettare con disinvoltura i dipendenti) in realtà costituisce solo il frutto di una serie di macroscopici errori compiuti in sede di indagine che hanno determinato una distorta ricostruzione dei fatti, ingigantita dai toni e da una conferenza stampa che nulla aveva a che fare con il diritto - dovere di informazione". È quanto si legge in una nota stampa diffusa dall'avvocato Eugenio Perrone, difensore impegnato nel procedimento penale a carico di 91 indagati per truffa aggravata e abuso d'ufficio nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Catanzaro - denominata "Siesta" - su presunti casi di assenteismo di personale in servizio al poliambulatorio di Catanzaro Lido e in alcuni uffici dipendenti sempre dall'Azienda sanitaria provinciale del capoluogo calabrese che i Carabinieri avrebbero scoperto, tutti risalenti al periodo compreso tra novembre 2008 e aprile 2009. Mentre è in corso l'udienza preliminare per decidere se e chi mandare sotto processo - ieri l'ultima tappa dell'udienza, che riprenderà il prossimo 29 settembre -, il difensore vuole precisare che "i tempi di assenza contestati ai dipendenti sono giustificabili o compatibili con i parametri di natura amministrativa, sovente si assiste addirittura alla contestazione di assenze in capo a coloro che non possono svolgere la propria mansione se non necessariamente fuori dalle mura del distretto e del polo.
E cosi', a titolo esemplificativo, vengono imputati i dipendenti della ADI (assistenza domiciliare), gli autisti o i dirigenti medici per omesso controllo degli impiegati del proprio settore, anche nella ipotesi in cui il dirigente non rivesta alcun ruolo apicale di settore e/o non abbia alcun impiegato sottoposto, il tutto esaltato da una macchinetta marcatempo che non aveva alcuna funzione ufficiale ma solo sperimentale (lo è tuttora).
Eppure si diffondono i video riproducenti persone che timbrano il cartellino per più di un collega, inducendo in errore il cittadino che immagina una masnada di personaggi perennemente assenti sul posto di lavoro, allorquando per nessun dipendente correva l'obbligo di prestare attenzione ad uno strumento privo di valore. In sintesi, un dispositivo utilizzato in via sperimentale e mai decollato ufficialmente viene posto a base di tutta l'indagine. "siamo convinti - si legge - che l'esito di tale indagine, che evidenzia una confusione generalizzata, si dissolverà come neve al sole nella aule preposte e che lascerà solo l'onta di una ingiustizia mediatica patita prematuramente". (AGI)