Estorsione ed usura ad imprenditore cosentino: 5 arresti, 4 sono donne
I Carabinieri di Cosenza hanno eseguito stamani una ordinanza di applicazione delle misure cautelari, emessa dal Gip, confronti di cinque persone, di cui quattro donne, ritenute responsabili, a vario titolo, di usura aggravata ed estorsione.
Le indagini avrebbero permesso di ricostruire alcuni episodi nei confronti di un imprenditore cosentino, costretto a pagare, dall’ottobre 2009, tassi di interesse usurai. Le difficoltà economiche della vittima, nel tempo, si sarebbero ulteriormente acuite tanto da non consentirgli più di far fronte agli impegni finanziari. L’imprenditore avrebbe subìto reiterate minacce, anche con l’uso di armi, e rese più pesanti dal fatto che due delle donne arrestate non sarebbero estranee ad ambienti della criminalità organizzata cosentina.
OPERAZIONE "PROFONDO ROSA", I DETTAGLI
13:45 | Le donne fermate nell’operazione di oggi, definita non a caso dagli inquirenti “Profondo Rosa”, sarebbero sposate a noti pregiudicati locali, uno dei quali è considerato vicino alla cosca di 'ndrangheta dei Lanzino-Ruà. Due delle donne sono finite in carcere, una, la più giovane, è stata sottoposta ai domiciliari. Due sono madre e figlia. Inoltre, per una coppia di coniugi - imparentati con madre e figlia - è stato previsto l'obbligo di firma. Al centro dell’inchiesta, che inizia nel 2009, le vicissitudini un imprenditore edile cosentino che si sarebbe rivolto ad una delle donne arrestate per avere un prestito: in totale riceve 35 mila euro ma gli interessi da restituire, il 10% mensile, costeranno all’uomo, nel complesso, 154 mila euro. Non riuscendo più a far fronte alle rate, nell'ottobre scorso, l’imprenditore decide così di denunciare tutto ai carabinieri, comprese le minacce che avrebbe subito, da una delle donne, con un fucile o il fatto che le stesse lo seguivano e aspettavano fuori dagli uffici postali, per il solo sospetto che potesse aver depositato del denaro invece che darlo a loro.
“Denunciare conviene sempre”, ha detto il tenente colonnello Vincenzo Franzese, che guida il Nucleo Operativo dei carabinieri di Cosenza. “Di solito, appena saputo non solo della denuncia, ma anche solo che una vittima si sta approcciando alle forze dell'ordine, gli usurai diventano già più “morbidi” e tentano di accomodare le cose”.