Disperati e “strozzati”: prestiti a tassi fino all’850%, cinque indagati per usura
Un caso su tutti quello di una persona in difficoltà che aveva deciso di rivolgersi agli usurai per avere della liquidità. Così aveva chiesto un “prestito” di 1400 euro da restituire in tre mesi. Allo scadere però avrebbe dovuto darne 6200 di euro e superato questo termine la somma sarebbe lievitata addirittura fino a 12.400.
Un tasso usurario mensile, insomma, che avrebbe toccato il 57%, arrivando a raggiungere su base bimestrale il 230% e, ogni tre di mesi, l’850%.
È questo uno degli esempi che gli investigatori della squadra mobile bruzia hanno raccontato per spiegare i dettagli dell’operazione denominata, non a caso, “Alto Tasso” (QUI) e che stamani ha fatto finire in carcere tre persone - due cosentini, un 43enne (B.A.) ed un 51enne (M.S.), ed un 52enne di Mendicino (B.M.); mentre un’altra, un 73enne del capoluogo (P.P.) è stata messa ai domiciliari e infine una quinta, un 64enne, è stata sottoposta al divieto di dimora a Cosenza e Rende.
A tutti, a vario titolo e in alcuni episodi anche in concorso, vengono contestati i reati di usura, estorsione ed esercizio abusivo del credito.
Le indagini sono scattate dopo la denuncia, sporta nel giugno 2018 in Questura, da una vittima. Da qui sono partiti gli investigatori attivando intercettazioni, eseguendo pedinamenti e servizi di osservazione.
LE VITTIME IN STATO DI BISOGNO
Alla fine ritengono di aver individuato un gruppo di presunti usurai. L’ipotesi è che agendo autonomamente, e solo in alcune circostanze uno di loro in concorso anche con altri, avrebbero prestato soldi “a strozzo” alle vittime che versavano tutte in stato di bisogno.
Per i prestiti, però, avrebbero preteso poi ed in cambio la restituzione di esorbitanti somme di denaro e qualora i malcapitati non fossero riusciti a pagare sarebbero scattate pure delle pesanti intimidazioni condite di esplicite e gravi minacce di morte.
Tra le sedici vittime accertate vi erano disoccupati e pensionati ma per lo più degli operai o degli artigiani, muratori, imbianchini e lavaggisti.
Tutti, inevitabilmente, sarebbero dunque entrati in una grave spirale debitoria, dati gli insostenibili tassi di interesse che gli venivano imposti. In alcuni casi sarebbero stati costretti a dare agli strozzini anche i loro bancomat e le carte postepay.
Uno dei malcapitati, rivoltosi ai “cravattari” per l’estrema difficoltà economica in cui si trovava a causa del suo vizio compulsivo per il gioco, specificatamente per quello delle slot machines, sarebbe stato talmente disperato da aver manifestato l’intenzione di suicidari e pertanto si era dovuto ricoverare in una Comunità Terapeutica per il recupero dalla ludopatia.
Contemporaneamente all’esecuzione dei provvedimenti, la squadra mobile ha effettuato anche delle perquisizioni nelle case degli indagati ritrovando documenti, agende e una sorta di “libro mastro” in cui erano annotati gli importi delle somme concesse in prestito ed i nomi dei "clienti".
I destinatari della misura in carcere, dopo le formalità, sono stati portati nella la Casa Circondariale di Cosenza.