Il Comitato “Liberi di ricominciare” chiede la trasformazione del Tar in Tam
“La rivendicazione che Reggio deve formulare per ottenere il radicamento di un tribunale amministrativo nella città di Reggio Calabria non deve essere posta solo in termini di conservazione dell’esistente, ma deve essere addirittura il frutto di una nuova rivendicazione che sia al servizio di un’idea di città innovativa che si incrocia con l’istituzione della città metropolitana”. L’ha scritto Paolo Ferrara, Presidente del Movimento Liberi di Ricominciare, in merito alla decisione di chiudere la sezione reggina del Tar.
“Rivendicazione che intercetti magari l’idea che la città metropolitana di Reggio Calabria operi le proprie strategie di sviluppo in un processo di integrazione con la città di Messina (che è pure città metropolitana di livello regionale) quindi, l’idea che noi rivolgiamo oggi a Matteo Renzi – dice Ferrara– che istituisce task-force per favorire lo sviluppo del nostro territorio, è quella di evidenziare non solo la necessità di non eliminare la sezione staccata del TAR di Reggio Calabria, ma deve pensare di eliminare la sezione staccata e contestualmente radicare un tribunale amministrativo che sia al servizio di un territorio e in un’idea di città nuova che si muova nella ottica nella provincia della città metropolitana di Reggio che oggi comprende ben 97 comuni e che, in teoria, possa essere anche al servizio dei 140 e più comuni della provincia di Messina.
Questo è un percorso che richiede, sicuramente, modifiche anche di norme di livello costituzionale, ma con Renzi nulla è impossibile ,visto che è in corso un processo di modifica del Titolo V della Costituzione, quindi un provvedimento di questo genere può facilmente essere attivato.
Va considerato anche un altro dato che non è di secondaria importanza: le dieci città metropolitane istituite con la legge dell’aprile 2014, non tutte, ma ben 9 su 10 hanno i tribunali amministrativi perché sono “capoluogo di regione” ad eccezioni di Reggio Calabria.
“Non è possibile immaginare che la città metropolitana di Reggio Calabria sia una città metropolitana di serie B rispetto alle altre”.
Quando il costituente articolo 125 ha previsto l’istituzione dei tribunali regionali nei comuni capoluogo di regione e l’eliminazione delle sezioni staccate, ancora non vi era l’idea precisa della istituzione delle città metropolitane e quindi di questi nuovi livelli di queste nuove governance o meglio di queste nuove istituzioni di secondo livello, per cui, è fondamentale immaginare che ciò che veniva riconosciuto dal legislatore come utile al radicamento e al servizio di una giustizia amministrativa per una regione.
Ciò bisogna farlo valere oggi per riconoscere questo servizio e questo diritto anche ad ambiti territoriali che hanno una governance di livello metropolitano perché, queste realtà, dal momento che saranno chiamate a relazionarsi con una rete delle città metropolitane d’Europa (oltre che a quelle italiane) hanno la necessità di avere presidi culturali e di giustizia amministrativa sul loro territorio al servizio della domanda e di queste nuove dinamiche amministrative cui sono chiamate queste nuove realtà.
Da ciò nasce quindi l’esigenza di istituire nella città metropolitana di Reggio Calabria - che sarà realizzata nei prossimi anni - il proprio tribunale amministrativo, senza mai dimentichiamo che questa nuova governance dovrà essere riempita di contenuti, non svuotata!!! Altra motivazione non indifferente è valutare che, laddove volessimo rimanere all’interno dei principi costituzionali, si vuole l’istituzione di un tribunale amministrativo all’interno della regione.
La situazione in Calabria è controversa o, meglio, la nostra Reggio è un’eccezione e come tale deve essere trattata. L’istituzione del capoluogo a Catanzaro, come è risaputo, in seguito ai fatti del ’70 ha determinato una situazione anomala. Si è stabilito infatti che il governo regionale vede la Giunta Regionale radicata a Catanzaro mentre la sede del Consiglio Regionale a Reggio Calabria.
Sostenere quindi, ragionevolmente, che laddove a livello di regione Calabria debba esserci un solo tribunale amministrativo non si capisce perché questo debba essere radicato a Catanzaro e non invece a Reggio Calabria dove ha sede lo stesso Consiglio Regionale. Ciò evidenzia che il potere legislativo si realizza nel territorio della provincia di Reggio Calabria piuttosto che a Catanzaro.
Da qui la saggia richiesta del Movimento Liberi di Ricominciare al Premier Matteo Renzi: in caso di soppressione della sezione staccata si vuole che il tribunale amministrativo regionale venga istituito a Reggio Calabria che è sede del Consiglio Regionale della Calabria piuttosto che a Catanzaro. Peraltro quale è oggi il vero problema politico? Cosa può fare la città di Reggio Calabria con la sua classe dirigente con tutti i “soggetti di governo” interessati a ostacolare un provvedimento di questo genere?
Paolo Ferrara: “Bisogna fare un’analisi molto dettagliata: oggi chi propone la soppressione delle 8 sezioni staccate è un governo con maggioranza NCD-PD mediante un provvedimento che è stato radicato all’interno dell’Assemblea Senato e che ha il suo primo appuntamento all’interno della Commissione Affari Costituzionali del Senato.
Vista la maggioranza di governo molto risicata all’interno del Senato, per cui è fondamentale sollevare il problema politico, ecco perché chiediamo all’NCD di prodigarsi per un confronto con l’NCD nazionale il quale, a sua volta, faccia del problema reggino un problema nazionale e se dovesse essere necessario, anche un problema di governo. Con forza lo chiediamo non solo all’NCD, ma anche al PD, diventando quindi anche per loro un problema politico di livello nazionale, dove i rappresentanti istituzionali di questi due partiti dovranno con forza sostenere a livello nazionale”.
Noi tutti cosa possiamo fare? “Chiedere a questi rappresentanti istituzionali reggini che rivendichino il loro diritto alla disobbedienza e quindi al non voto, anche nel caso in cui si dovesse chiedere il voto di fiducia al governo. Su questo provvedimento loro devono rivendicare il loro diritto alla disobbedienza e, se dovessimo allargare l’area di interessi, di questo diritto alla disobbedienza ci dovrebbe essere anche Messina.
Se il problema non lo si presenta in termini di diritto di un’area più vasta al fine di avere un servizio di giustizia amministrativa (ampliando gli ambiti territoriali), la stessa maggioranza al Senato potrebbe essere messa in crisi perché se ci sono da 10 a 12 senatori rappresentanti di Reggio e di Messina, rappresentati delle due formazioni politiche che rivendicano il diritto alla disobbedienza per la rivendicazione dell’espoliazione di un presidio culturale come il TAR.
In tal caso, il problema diventa non solo di livello nazionale, ma ingegnosamente diventa un problema di maggioranza di governo. Se davvero la classe politica oltre alle solite parole vuole fare fatti, quest’azione è ciò che Liberi di Ricominciare chiede strategicamente ai rappresentanti al Senato di Reggio e di Messina delle due formazioni politiche oggi al governo.
Naturalmente, vista la problematica, corre l’obbligo essere sostenuti anche dai rappresentanti delle opposizioni del governo, anche perché “i problemi non hanno colore politico, i problemi devono essere risolti”. Tutte le forze politiche presenti al Senato che rappresentano il nostro territorio devono sostenere questa posizione, naturalmente se convinti di questa proposta innovativa”.