Domani la “Fiera della decrescita” al centro sociale Cartella
Come ogni ultima domenica del mese, si rinnova l’appuntamento mensile con la Fiera della Decrescita. Dalle 17.30 il prato del C.S.O.A. “Angelina Cartella” si trasformerà nel piccolo e ormai tanto atteso, bazar etico e sostenibile, dove sarà possibile riscoprire gli antichi sapori dei prodotti naturali, sapori ormai dimenticati a causa del monopolio della grande distribuzione con i suoi prodotti “industriali”. Oltre ai tanti prodotti che testimoniano come sia possibile vivere in questa società senza dover sottostare alle logiche del consumismo e del qualunquismo, sostenendo l’autoproduzione e i circuiti “altri”, sarà occasione per sostenere le attività della colonia felina “Le Micille” del Cartella, visitando il banchetto di torte, bevande e marmellate “Sweet Food” e di SOS Rosarno, acquistando i prodotti del suo Orto Collettivo.
Dopo la chiusura dei banchetti e la cena sociale, alle 22 andrà in scena lo spettacolo teatrale “Il ritorno”, ideato e scritto da Salvatore Arena, e interpretato da Massimo Zaccaria.
“Il Ritorno” è la storia di Giustino, un uomo che attraversa una nazione intera sullo sfondo della seconda guerra mondiale. Soldato prima, partigiano poi, lotta tra i rigori di un inverno che non finisce, tra stazioni, accampamenti, pali della luce, bivacchi provvisori e spargimenti di sangue. C’è anche spazio per l’amicizia e per un amore che non troverà mai un lieto fine, perché Monica (questo il nome della partigiana conosciuta sulle montagne) viene uccisa, insieme a tanti altri compaesani, da un agguato dei fascisti. Giustino, rimasto solo, torna all’albero di ulivo della sua terra, a medicare le ferite del cuore e dei piedi.
Il regista Salvatore Arena, apprezzatissimo artista fondatore insieme a Massimo Barilla della compagnia Mana Chuma Teatro, ha cercato di raccontare una storia che fosse di tutti e di nessuno, particolare ed universale allo stesso tempo perché, se è vero che il sentimento, la fatica e le brutture dell’animo umano sono uniche e irripetibili, è anche vero che le dinamiche della guerra, dell’amore, della morte, possono essere spesso universalizzate.
La scena si presenta scarna ed essenziale. Una sedia, un secchio, un piccolo ulivo, e tutta la verve e la fisicità di Massimo Zaccaria, attore e voce narrante, riportano lo spettatore al piacere del teatro di narrazione, con la sua capacità di affabulare chi ascolta, di far vivere i brividi di freddo delle notti all’addiaccio, la sensazione di sporco del sangue dell’uomo sull’uomo, e le ferite sui piedi spaccati che hanno attraversato un Paese intero.