La città soffre, Franco Cavallaro si appella alla intellighenzia vibonese
"Una Amministrazione Provinciale che non c’è o meglio che vive gli effetti del fallimento della gestione commissariale con i dipendenti più disperati che mai per il loro avvenire;" E' quanto si legge in una nota di Franco Cavallaro segretario generale della Cisal.
"Il Comune che percorre il cammino - spiega - conseguente al dissesto e con la giunta che non vuol saperne di presentare le invocate dimissioni, quasi a furor di popolo ; un’Azienda sanitaria provinciale che non trova posto nel cuore, nell’animo e nella sensibilità di chi ne gestisce la funzione regionale, dopo il disastro Scopelliti; una Camera di Commercio che non riesce a progettare un avvenire al Porto; un’attività imprenditoriale paralizzata per i postumi della crisi economica; un sussulto socio culturale che tarda a venir fuori forse perché afflitto dalla rassegnazione intervenuta sull’apatia e l’indifferenza manifestata da una classe politica e dirigente che non riesce ad interpretare il reale stato di una popolazione avvilita soprattutto per la sempre più critica condizione occupazionale dei giovani. E’ quanto basta per spiegare quanto sia difficile governare Vibo Valentia ed assicurare ai cittadini un certo tipo di stabilità sociale che è supporto essenziale per una condizione di vita normale. Vibo Valentia è una città spenta, che soffre, senza riflettori, che vive il dramma della sua più avvilente criticità economico occupazionale, dove va di moda il sistema della protesta, ultima speranza per tentare di recuperare un ruolo che fino a venti anni addietro lasciava ben sperare. Una città votata alla rassegnazione ? Allo spirito del ridimensionamento?"
"Interrogativi che mettono in crisi anche il cittadino più ottimista che pensa di non rassegnarsi al vuoto politico e amministrativo che ha aggredito senza scampo da qualche anno a questa parte un territorio che si lasciava apprezzare per le sue idee, per la sua invidiata coscienza culturale e per la sua intraprendenza nel settore dell’imprenditoria e dell’accoglienza turistica. Il cittadino, attento a quel che accade, incomincia a chiedersi perché il Prefetto Giovanni Bruno ha dovuto ricorrere all’ausilio dell’Esercito per ripristinare un momento di stabilità e garantire tranquillità ad un territorio su cui da tempo incombe la minaccia di possibili ed incontrollabili disordini. Vibo Valentia vive forse il momento più drammatico della storia degli ultimi dieci anni".
"Lo ha intuito con perfetta scelta di tempo lo stesso Prefetto cui enti, associazioni e cittadini si rivolgono giornalmente per invocare la presenza dello Stato più di quanto stia facendo. Il Prefetto Giovanni Bruno è diventato la speranza per un territorio che non vuole morire sotto i colpi incalzanti dell’indifferenza e della incapacità, soprattutto politico amministrativa. Una necessità che scaturisce proprio dal deludente scenario che si è instaurato sugli effetti della sempre più preoccupante condizione ambientale che ha incominciato a prendere il sopravvento proprio in seguito all’evolversi dei fatti che quotidianamente incutono timore nella realtà vibonese".
"Può da solo, il Prefetto Giovanni Bruno, nonostante la sua consumata esperienza e garantita competenza, affrontare le mille difficoltà di tutti i giorni? Il sostegno morale della popolazione alle sue più che apprezzate iniziative di bonifica non bastano se è vero che forse è giunto il momento di esprimere anche un pensiero su quanto accade. La intellighenzia vibonese deve interpretare i reali bisogni di questa comunità e rendersi protagonista di una nuova primavera per Vibo Valentia e dintorni. Deve prodigarsi per evitare che l’attuale disagio faccia precipitare la condizione di un territorio che non può arrendersi di fronte alla pochezza culturale e politica di chi ha avuto il mandato di gestire i servizi sul territorio tradendo in pieno le aspettative".
"A Vibo Valentia la classe dirigente e sociale più attenta ai problemi della città deve intervenire perché la popolazione vuole capire che tipo di futuro si prospetta. Questo prima che sia troppo tardi. S’impone una reazione immediata e pronta a realizzare una inversione di tendenza capace di promuovere un generale coinvolgimento della popolazione attraverso una reale spinta del mondo delle professioni, delle associazioni, dell’imprenditoria ma sopratutto della cultura".
"Vibo Valentia ed i vibonesi -conclude il segretario - difficilmente dimenticano gli anni ’70 quando la città era vanto per se stessa ma serio punto di riferimento in tutta la regione per le sue ferventi iniziative socio economiche e occupazionali Di esse non resta che uno sbiadito ricordo e certamente un significativo motivo per ripeterle."