Celico, il Comitato ambientale presilano chiede nuovo sistema dei rifiuti
Sabato 2 agosto 2014, le strade di Rovito sono state invase da una moltitudine di gente, colorata e silenziosa, ma determinata a far sentire la rabbia di chi vede scomparire la tranquillità che per secoli ha contraddistinto la vita di questo piccolo borgo di montagna.
Due i momenti salienti che hanno caratterizzato la “fiaccolata per l'ambiente”: l'inchino verso le istituzioni e aziende che in tutti questi anni hanno fatto molto per violentare questo angolo di Sila: la “Primary zone” uno spazio creato appositamente all'interno della fiaccolata e riservato agli eventuali partecipanti politici delle primarie, rimasto evidentemente vuoto.
Centinaia di persone provenienti dai paesi che si aprono verso la Sila hanno manifestato con una fiaccolata la loro intenzione di difendere il territorio "dalla politica criminale che ha deciso di autorizzare la realizzazione di una discarica nel polmone verde del meridione d’Italia", affermano gli organizzatori. "La puzza acre e pungente, proveniente dalla discarica di Celico - aggiungono - ha invaso il corteo pacifico e festante lungo tutto il percorso, accrescendo ancora di più la volontà di difendere con ogni mezzo la vocazione di quei luoghi narrati nel ‘400 da Gabriele Barrio come luoghi dall’aria salubre".
La fiaccolata è terminata nella piazza principale di Rovito, dove si sono susseguiti alcuni interventi di cittadini che hanno illustrato le prossime tappe della lotta contro lo sversamento illegale di rifiuti nella valle compresa tra il Pinto e il Cannavino. È stata ribadita la necessità per l'intera Calabria di sviluppare un sistema di smaltimento dei rifiuti alternativo a quello attuale, obsoleto ed evidentemente giunto al collasso. Al saluto del comitato contro la discarica di Bisignano è seguita la proiezione di un video realizzato dal Comitato Ambientale Presilano che, ripercorrendo le tappe seguite, ha narrato le responsabilità politiche gravi "di chi, ad ogni costo, ha voluto la realizzazione di una discarica in un luogo, già Patrimonio Naturale dell’UNESCO, per giunta ritenuto dal Corpo Forestale dello Stato soggetto a vincolo e quindi non idoneo".