Palmi, Caligiuri: “Giardino delle vittime della ‘ndrangheta è uno strumento di legalità”
Non è l'albero più forte a sopravvivere, ma quello che non si piega: la `ndrangheta si combatte anche strappando all'oblio la memoria delle vittime ed educando i giovani alla cultura delle legalità e della sicurezza partecipata. È questa la linfa che scorre nel `Giardino della memoria´, dedicato alle vittime di tutte le mafie, inaugurato il 29 luglio scorso a Palmi, in Calabria. Ogni albero di questo luogo di dialogo, realizzato nel terreno circostante l'Istituto agrario "Luigi Einaudi", è intitolato ad una vittima della criminalità organizzata: dai giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Antonino Scopelliti, alle vittime meno conosciute della lotta tra clan rivali per il controllo del territorio.
Volti e storie di chi ha detto `no´, e non ha piegato il capo alla violenza. Duecento piante in un terreno di speranza per costruire una società libera dalle catene della criminalità organizzata. In un colloquio con l'Adnkronos, Mario Caligiuri, assessore alla Cultura della Regione Calabria, che ha proposto l'iniziativa, rilancia: «Perché il contrasto alla malapianta della `ndrangheta sia efficace, la memoria deve accompagnarsi ad atti e fatti concreti, promuovendo una cultura della vita e della bellezza». «Per questo -spiega Caligiuri- raccogliendo l'appello dei giovani calabresi invitiamo a Palmi il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, per un incontro con gli studenti al `Giardino della memoria delle vittime della ´ndrangheta, realizzato simbolicamente in una scuola, luogo della speranza e della rinascita».
«Abbiamo lavorato per una nuova narrazione della Calabria -sottolinea ancora Caligiuri- dove attraverso la cultura si colga la cifra autentica della nostra terra. Siamo profondamente convinti che nessuno può voltarsi dall'altra parte: dobbiamo agire tutti insieme perché la lotta alla `ndrangheta non è né di destra, né di sinistra ma è battaglia comune di ogni coscienza libera. Stato, Chiesa e società civile: tutti insieme per una straordinaria rivoluzione, per dimostrare che la Calabria si inchina solo alla cultura».
L'obiettivo, dunque, è costruire una rete aperta di proposte e azioni sul territorio, facendo del `Giardino della memoria´ un moltiplicatore di esperienze positive nel quale progettare e costruire percorsi di legalità. «Questo giardino deve essere un luogo vivo, come le piante. Un laboratorio di legalità», sostiene Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria.
«È doveroso -spiega il magistrato da più di vent'anni in prima linea contro le `ndrine´- ricordare chi è morto combattendo con coerenza le mafie, vivendo un ideale di libertà e di democrazia. Il senso di questa iniziativa è pensare il `Giardino della memoria´ come un luogo di incontro per coscienze libere, e un terreno per ragionare insieme. Un laboratorio di idee -rimarca Gratteri- per costruire storie di legalità e liberarsi dalle mani della 'ndrangheta. Il `Giardino della memoria´ è un luogo di ripartenza per la nostra Calabria», afferma monsignor Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza-Bisignano e presidente dell'assemblea dei vescovi della Calabria. «La memoria -spiega l'arcivescovo- non è commemorazione: alle nuove generazioni dobbiamo far capire che il riscatto della nostra terra passa anche attraverso il sangue di questi eroi che hanno combattuto la mafia». Perciò, «in questo luogo del cuore -prosegue Nunnari- ricordando l'olocausto di tutte le vittime di mafia, accendiamo fiaccole di speranza contro la notte della rinuncia, dell'omertà e della delega».
«La Chiesa fa e farà la sua parte per spezzare i lacci della paura e promuovere una cultura della legalità -assicura l'arcivescovo- ha bisogno di parlare ai giovani con un discorso di verità ma soprattutto con azioni concrete, che sono olio nelle fiaccole. Occorre lavorare perché la speranza non sia solo un sogno ma un percorso concreto».
«Quegli alberi del "Giardino della memoria" -è la riflessione di monsignore Nunnari- raccontano verità, sono il segno di uomini e donne che non hanno avuto paura e hanno lottato contro il male. Devono essere piantati nei nostri cuori, nella consapevolezza che i giovani devono essere accompagnati su una strada che abbia traguardi precisi, sconfiggendo anzitutto la terribile piaga della disoccupazione». Marisa Garofalo è la sorella di Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla `ndrangheta il 24 novembre 2009. «Sono felice del `Giardino dela memoria´ a Palmi -spiega Marisa- piantare un albero in memoria delle vittime della mafia significa ascoltare la storia di vite spezzate. Queste persone hanno avuto il coraggio di denunciare e lottare». «Anche mia sorella sapeva a cosa andava incontro -rimarca Marisa Garofalo- sapeva che un clan intero l'avrebbe condannata a morte. Ma ha vinto Lea, perché i boss sono all'ergastolo. A dicembre, spero che la Cassazione confermi per loro il fine pena mai».
«Gli studenti -rimarca- hanno bisogno di esempi concreti di legalità. Noi lottiamo tutti i giorni, soprattutto per la libertà dei giovani. Lo Stato non lasci solo chi combatte la `ndrangheta `. `Questo è un laboratorio dove si pratica la legalità e gli alunni studiano la Costituzione. Un segno per costruire quell'apprendistato civile basato sul rispetto delle regole´`, spiega Carmela Ciappina, preside dell'Istituto tecnico-agrario ´Luigi Einaudi'. «Tutto si combatte attraverso la cultura -rimarca- per questo il `Giardino della memoria´ ha una valenza altamente formativa. Gli studenti prendono coscienza che bisogna vivere nella legge, avendo il coraggio di lottare per la giustizia».
Il `Giardino della memoria´, sottolinea ancora Ciappina, «è un segnale positivo per la nostra regione. Gli alberi hanno un significato simbolico: continuano la vita delle vittime e raccontano la loro storia. Significano cambiamento e stimolo, scuotendo le coscienze. Di queste piante -avverte- occorre avere molta cura». I nostri giovani hanno contribuito alla realizzazione del Giardino nel parco botanico dell'Istituto. Insieme abbiamo costruito un messaggio», spiega Giovanna Condello, docente di Scienze agraria all'istituto `Luigi Einaudi´. «Oggi -sottolinea- il Giardino è un luogo di riflessione ma anche un terreno di legalità, che ha un forte valore simbolico perché è piantato a due passi dalla piana di Gioia Tauro. I nostri alunni faranno da tutor agli alunni di altre scuole che verranno a visitarlo, e a settembre partiranno nuovi progetti». «Sul manifesto di invito all'inaugurazione del "Giardino della memoria" -ricorda Condello- i nostri giovani hanno scritto una frase di Kahlil Gibran: "La civiltà ebbe inizio quando per la prima volta l'uomo scavò la terra e vi gettò un seme". Il seme che noi abbiamo piantato è quello della legalità. E deve crescere forte». In un messaggio all'assessore Caligiuri, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, complimentandosi per il Giardino della Memoria che a Palermo esiste per iniziativa del Comune e della Unione Cronisti italiani, sottolinea come quel segno di legalità si trovi «in un terreno confiscato ed è ormai pieno di tante (purtroppo tante) piante in ricordo di vittime della mafia».
Ma la lotta alle mafie continua. In Calabria come in Sicilia, e ovunque. Anche nel nome di chi è stato ucciso. Tra quegli alberi soffia un vento nuovo. E si fa strada un pensiero di James Matthew Barrie, in `Coraggio´: «Dio ci ha donato la memoria così possiamo avere le rose anche a dicembre».