Costanzo: “Restyling piazza Matteotti, bisogna accettare le critiche”
Parto da un presupposto fondamentale. Prima di intervenire sul dibattito avviatosi sul nuovo arredo urbano di Piazza Matteotti, ho parlato con il sindaco riferendogli tutte le mie perplessità sulla scelta di affidare nuovamente i lavori di rifacimento a chi 20 anni fa, giusto o sbagliato che possa essere il giudizio di non addetti ai lavori, ha optato un intervento quanto meno discutibile”. E’ quanto afferma il consigliere comunale Sergio Costanzo, in merito al nuovo assetto urbano di una delle centrali piazze del capoluogo di regione.
“Ci sono una serie di elementi di carattere funzionale, e da amministratori mi limito a giudicare quelli perchè sulle scelte estetiche e di gusto, rispetto il parere di tutti, anche se gradirei che tutti rispettassero il pensiero degli altri. L'intervento operato all'altezza del Cavatore è il meno adatto che si potesse pensare perchè impedisce quello che prima era uno sfogo del traffico veicolare e cioè la deviazione verso via Carlo V, restringendo ancor di più l'imbuto dell'arteria principale della città, soprattutto in quel minuscolo tratto di strada che oggi diventa ancor più piccolo, (discutibili anche gli alberi di limoni sui marciapiedi davanti le attività commerciali)”.
“Inoltre sono state eliminate delle aree di sosta momentanee anche per disabili. E di questo ne pagheranno le conseguenze i cittadini appena riapriranno le due scuole limitrofe a quell' area, l'Industriale e il Petrucci che ospita ancora gli alunni dell'ex Maddalena e Mazzini, senza contare che nelle ore di punta, lì confluiranno anche le auto dei genitori che lasciano i bambini al Galluppi. A meno che non si si voglia costringere, ma in maniera seria e senza deroghe, a deviare per via San Nicola per non parlare poi della gincana a cui saranno costretti gli automobilisti nel tratto di congiungimento con via Acri anche dopo le modifiche chieste dal sottoscritto.
Per molti,ma non per il sottoscritto,i sediolini davanti il monumento dei caduti saranno anche bellissimi ma una cosa è certa sono fuori luogo e completamente estranei al resto del contesto. Sono comunque scelte che andavano ponderate prima e non dopo. Per ciò che concerne arredo e scala poi, ripeto non mi addentro nelle scelte stilistiche ma mi limito a d un'osservazione di merito. Innanzitutto perchè un professionista distrugge una sua stessa opera? Capisco l'imposizione, ma capisco anche che forse un'altra soluzione, meno mortificante e meno costosa poteva essere trovata.
L'architetto Zagari, ma come lui chiunque in questa città abbia messo mano senza conoscerla e soprattutto senza viverla, avrebbe di certo potuto pensare ad un processo di restauro dei luoghi con un progetto che incorporasse e rendesse funzionale l'esistente, come ad esempio il cambio della stessa pavimentazione che da subito è sembrata poco adeguata in tempo di pioggia. La vasca, che io ho visto nel progetto, ad impatto visivo è forse peggio della scala e, pur augurando lunga vita all'architetto Zagari, non è che possiamo ogni 20 anni chiamarlo per distruggere e ricostruire. Lui dice che è tardi per tornare indietro.
Di processi umani irreversibili non ne conosciamo e ci permettiamo di dire che non si può assecondare il "capriccio" (e ci si passi il termine volutamente provocatorio), di un arista con i soldi pubblici. Non importa che sia poco o tanto il denaro speso. Siamo amministratori e abbiamo il dovere di spenderlo bene”.