Bronzi di Riace, Molinari (M5S): “Portarli all’Expo è un’idea scellerata”

Calabria Attualità

“Quella dei Bronzi di Riace all’Expo è un’idea scellerata che evoca un triste parallelismo con il ladrocinio artistico di memoria nazionalsocialista. Questa volta, dietro il pretesto misero - se non squallido, vista la visione culturalmente subordinata - di promozione commerciale dell'arte viene malamente celata la marginalizzazione della Calabria: un’annessione strisciante del territorio calabrese, schiavo agli interessi di Roma in modo non diverso dalla schiavitù italiana dalla visione germanocentrica dell'Europa che condanna il Sud ad essere due volte schiavo”. E’ quanto afferma Francesco Molinari, deputato del Movimento 5 Stelle.

“I Bronzi di Riace non possono che far parte del nostro orizzonte culturale, in uno spazio fisico che deve caratterizzare tutta la Calabria e che - per questo motivo - deve segnarne, al contempo, la rifondazione morale e non essere piegata a beceri interessi economici che - come al solito - altri coglieranno. Il nostro no al trasferimento lombardo tiene parimenti conto delle considerazioni di ordine puramente tecnico espresse dai massimi conoscitori della “salute” dei due antichi guerrieri - ci riferiamo non solo alla Soprintendente ai beni archeologici calabresi, Simonetta Bonomi, ma anche al professor Settis - che hanno bocciato senza appello la peregrina proposta di vecchi e nuovi intellettuali talvolta melliflui talaltra irruenti ma sempre sostanzialmente volgari nel voler imporre il loro miope punto di vista : parliamo del critico nazional-popolare Sgarbi ma anche di chi, solo poco tempo fa, è andato a fare convenienti parate anti-Expo'.

L’Expo', quel mostro senza testa che fagocita fondi pubblici che sarebbero stati potuti essere spesi in strutture tematicamente localizzate su tutto il territorio nazionale, al fine di dare un'autentica rappresentazione mondiale dell’anima multiculturale dell'Italia. Vorremmo ripartire da qui e da un'idea propositiva di fissare in un momento espositivo la condivisione territoriale dell'essenza delle nostre bellezze, non la mera esportazione dei suoi simboli nello svilimento totale del loro pieno significato e nella svendita della dignità di un popolo, quello calabrese compreso.

Lasciamo, allora, ai consueti sottrattori di pubbliche risorse la comoda ideologia dell'"Italia da bere": noi siamo - oltre che demagoghi, populisti e qualunquisti - anche campanilisti!
Non vogliamo che l’arte venga considerata una semplice merce, insieme alla riduzione a stereotipi culturali della storia dei popoli dell'Italia: le storie di queste genti possono essere veicolate - rispettosamente - dalla fruizione delle loro opere ma nel contesto dell'ambiente in cui hanno visto la luce. Una prospettiva che non può essere inquadrata in una logica privatistica ma deve far parte di una strategia pubblica della quale non può essere autrice l'attuale classe politica calabrese ed i suoi tardi epigoni, da sempre abituata a vendere - per la perpetuazione dei propri privilegi - gli interessi del popolo calabrese.

Si facciano da parte coloro che non s'inorgogliscono a voler rivendicare la dignità del popolo calabrese ma sono assai ben più solerti quando si tratta di difendere il loro personale benessere : da Gioia Tauro a Riace - come in tutta la Calabria - la parola d'ordine non potrà che essere una sola! Il M5S odia i neoannessionisti - non diversamente dai neonazisti - della Calabria...”.